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Crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale (deposito ovocitario o social freezing)


La crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale (anche chiamata “social freezing”) è una pratica clinica che permette di preservare la fertilità in donne che devono o vogliono posticipare il desiderio di maternità.

Al momento, numerosi studi scientifici hanno preso in considerazione migliaia di casi e hanno accertato l’assoluta sicurezza della procedura e dei risultati, anche a distanza di tempo.

Chi può sottoporsi al social freezing?

Indicazioni mediche

Il trattamento deve  essere consigliato alle pazienti che rischiano la perdita della funzionalità ovarica: donne con famigliarità per menopausa precoce, con diagnosi di tumore che devono sottoporsi a chemioterapia o radioterapia, con patologie autoimmuni che richiedono trattamenti gonadotossici, trapianti di midollo e donne che potrebbero necessitare di chirurgia ovarica demolitiva ripetuta (ex endometriosi).

Indicazioni “sociali”

Il trattamento è rivolto alle pazienti che per motivi personali e/o lavorativi decidono di ricercare una gravidanza più avanti nel tempo, quando potrebbero subentrare delle difficoltà nel concepimento naturale per riduzione della fertilità. 

Quali sono le tecniche di preservazione della fertilità?

  • Congelamento ovocitario (vitrificazione): dopo una stimolazione ovarica gli ovociti maturi prelevati sono sottoposti a congelamento mediante la tecnica, ormai consolidata da anni di utilizzo, di vitrificazione. Gli ovociti verranno scongelati quando la paziente sarà pronta ad affrontare la gravidanza. La possibilità di gravidanza futura utilizzando gli ovociti crioconservati dipende dal numero e dalla qualità degli ovociti recuperati. In generale questi fattori sono dovuti all’età e alla riserva ovarica della paziente al momento della raccolta.
  • Congelamento di tessuto ovarico: mediante intervento chirurgico laparoscopico vengono prelevati frammenti di corticale ovarica. Questa tecnica che ha il vantaggio di non richiedere una stimolazione ormonale; è la tecnica di scelta nelle ragazze in età pre-puberale e nelle pazienti che devono iniziare immediatamente la chemioterapia senza possibilità di attendere il tempo necessario per la stimolazione ovarica.

Come si svolge la crioconservazione?

La crioconservazione è la fase finale di una procedura articolata che, eseguita prevalentemente in regime ambulatoriale, si conclude con il prelievo degli ovociti in regime di ricovero in Day Surgery e comprende:

  • Visita preliminare con raccolta anamnestica accurata e counselling specialistico.
  • Esami diagnostici preliminari tra cui il dosaggio ormonale per la valutazione della riserva ovarica ed ecografia transvaginale in fase mestruale con la misurazione della volumetria ovarica e la conta dei follicoli antrali.
  • Induzione e monitoraggio dell’ovulazione. La donna si somministra una terapia ormonale, mediante iniezioni sottocutanee, che consente la maturazione contemporanea di più follicoli. Si eseguono ecografie transvaginali seriate per valutare dimensione e numero dei follicoli e dosaggi ormonali di estradiolo plasmatico e progesterone.
  • Prelievo degli ovociti. Avviene per via transvaginale, sotto guida ecografica e in analgesia o in sedazione profonda.

Il “social freezing” è un trattamento doloroso e/o pericoloso?

La fase della stimolazione ovarica comporta gli effetti legati all’assunzione degli ormoni sintetici che vanno da una lieve ritenzione idrica a modesto dolore in sede annessiale. La sindrome da iperstimolazione ovarica è una condizione che si verifica raramente e consiste nell’aumento delle dimensioni delle ovaie in relazione ai vari gradi di stimolazione ovarica; può comportare il rigonfiamento dell’addome e l’alterazione di alcuni parametri emato-chimici con necessità, nei casi più gravi, di ricovero in ospedale (<1%), ma è più frequente in quelle pazienti che, dopo stimolazione con risposta eccessiva e successivo trasferimento embrionario ottengono una gravidanza. Attualmente vengono applicati dei protocolli di stimolo adeguati per limitare al minimo questo evento. La recente introduzione di penne apposite per l’autosomministrazione delle gonadotropine ha reso, inoltre, più agevole la terapia e aumentato la compliance della paziente.

Il prelievo avviene in analgesia o in sedazione con complicanze minime. Anche il rischio anestesiologico viene limitato dalla presenza di uno staff di anestesisti competenti e comunque è inferiore allo 0,24%.

L’intervento ha una durata media di circa 15 minuti. È una metodica che presenta un’incidenza di complicanze molto bassa. Le più frequenti sono:

  • sanguinamento vaginale
  • emorragia intraaddominale (emoperitoneo)
  • complicanze infettive (sepsi, ascessi).

Più raramente, si possono verificare torsioni dell’ovaio, lesioni degli organi urologici (uretere o vescica) o lesioni intestinali.

La paziente viene tenuta in osservazione e dimessa dopo alcune ore. Alla dimissione la paziente viene affidata a un accompagnatore (familiare). Raggiunta l’abitazione è consigliato che rimanga a riposo almeno fino al mattino successivo.

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