Tutela della propria salute e tutela dell’ambiente spesso coincidono: è un aspetto particolarmente evidente quando si parla di benessere degli occhi. Un’attenzione, quella per la vista, che parte dalla propria casa ma che riguarda anche l’ambiente lavorativo. L’illuminazione degli interni, infatti, se non adeguata, può avere un impatto consistente sul bilancio economico familiare e in termini di risparmio energetico, ma anche comportare un aumento della secchezza oculare.
La lacrimazione è un elemento fondamentale per il funzionamento dei nostri occhi, grazie alla lubrificazione dell’occhio, infatti, la palpebra scorre più facilmente e l’occhio stesso ottiene il nutrimento che gli è necessario. Occhi lubrificati, inoltre, hanno una maggior difesa dai corpi estranei che possono aggredirli, come la polvere, per esempio, ma anche i batteri. Bisogna dunque prestare attenzione a quei fattori ambientali che possono peggiorare la qualità della lacrimazione e indurre secchezza negli occhi.
Cosa comporta un’illuminazione sbagliata per la salute dei nostri occhi? E quali accortezze possiamo prendere? Ne parliamo con il professor Paolo Vinciguerra, Responsabile dell’Unità di Oculistica in Humanitas e professore ordinario di Humanitas University.
Illuminazione a casa e al lavoro per la salute degli occhi
Quando si parla di illuminazione degli ambienti il primo consiglio è quello di imitare la natura. In che senso? Basta pensare al sole, i cui raggi vengono modulati dalle nuvole, che costituiscono un vero e proprio apparato diffusore della luce solare. Quando guidiamo l’automobile, per esempio, in giornate particolarmente soleggiate e con il cielo sgombro, fatichiamo a guardare la strada e per avere una corretta visuale dobbiamo utilizzare degli occhiali da sole. Invece, in giornate sempre serene, ma con il cielo punteggiato da grandi nuvole bianche, non avvertiamo il medesimo senso di fatica agli occhi.
Lo stesso avviene quando si parla di luce artificiale. Nelle nostre case e negli uffici in cui lavoriamo, la luce è spesso diretta e orientata verso il basso: una scelta che spesso sembra la più intuitiva ma che non è ottimale per la visione. La luce diretta, come quella prodotta dai faretti, un tipo di lampada molto diffuso, crea un fascio di luce particolarmente forte, ma anche ombre marcate tutto intorno. Questo tipo di illuminazione ci porta a moltiplicare il numero dei faretti e dei punti luce: una soluzione che comporta un maggior dispendio energetico ed economico ma che non migliora il benessere oculare, perché la rifrazione della luce continua a non essere ottimale e ci porta ad ammiccare, dunque a sbattere le palpebre velocemente, con maggiore frequenza, aumentando sul lungo periodo la secchezza oculare.
Luce diffusa e tende bianche: i consigli per modulare la luce
Per risolvere questa problematica, dovremmo piuttosto optare per delle lampade che garantiscono una luce omogenea e diffusa, in grado di dare la giusta tridimensionalità agli oggetti e consentirci di vedere bene senza affaticare i nostri occhi. Dovremmo, insomma, gestire l’illuminazione artificiale proprio come se ci trovassimo davanti a delle nuvole che ci aiutano a schermare la luce troppo intensa del sole modulandola con i giusti toni.
Un analogo suggerimento riguarda le tende che mettiamo alle finestre: capita di prediligere per gusto personale tessuti spessi e scuri, ma le tende più adatte per schermare le nostre finestre sono quelle, più tradizionali, sottili e bianche. Il tessuto bianco, infatti, protegge dal sole ma garantisce la diffusione della luce nell’ambiente, al contrario di quelli di colori più importanti, che rendono le stanze più buie costringendoci a tenere la luce accesa anche quando non servirebbe.
Elettrodomestici: perché è importante ricordarsi di spegnerli
Non è solo una diffusione errata della luce a essere dannosa per i nostri occhi, ma anche tenere gli elettrodomestici in stand-by invece di spegnerli può rappresentare un problema. Oltre a consumare più energia, infatti, alcuni elettrodomestici in stand-by emettono radiazioni elettromagnetiche (come i campi wifi) che possono interagire con i tessuti biologici. Ma abbiamo parlato anche di risparmio energetico: spegnere sempre i computer e i tablet, consente di risparmiare energia (e quindi anidride carbonica emessa nell’atmosfera), basti pensare che un computer utilizzato 4 ore al giorno, se spento quando non serve più, può risparmiare più di 65 kWh.
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