Evacuare con regolarità è importante per la salute del nostro organismo, e spesso si pensa di andare in bagno troppo raramente, utilizzando – a sproposito – la parola “stitichezza”.
In realtà, la stitichezza o stipsi ha caratteristiche ben precise, e non va confusa con l’irregolarità intestinale.
Di stitichezza acuta e cronica parliamo con il dottor Alessandro Fugazza, gastroenterologo in Humanitas Rozzano e in Humanitas Medical Care De Angeli.
Che cos’è la stitichezza
Non riuscire ad andare in bagno ogni giorno non significa soffrire di stitichezza, a patto che sia fatto senza sforzo e che le feci siano morbide. In generale, si parla di stitichezza quando si presentano meno di 3 evacuazioni a settimana, associate a sforzo durante la defecazione, feci dure oppure sensazione di evacuazione incompleta.
La stitichezza è una problematica molto frequente che interessa circa il 15% della popolazione. Interessa maggiormente i soggetti di sesso femminile e aumenta con l’avanzare dell’età. Si divide in stitichezza acuta e stitichezza cronica (se il disturbo persiste per più di 6 mesi).
Le cause della stitichezza acuta
La stipsi acuta si distingue da quella cronica per la transitorietà del disturbo che può conseguire a diverse cause, come ad esempio interventi chirurgici, patologie acute, o semplicemente si può manifestare dopo un viaggio per il cambio di luogo e abitudini alimentari.
Tra l’altro, cambiamenti improvvisi nella regolarità intestinale permettono una più facile scoperta della causa, ad esempio l’inizio di una terapia farmacologica che può esacerbare il problema – come antidepressivi, farmaci antipertensivi o integratori di ferro.
Oppure, anche se non così frequente, la stitichezza acuta può essere il risultato di cambiamenti nella morfologia dell’intestino come per la presenza di una stenosi, cioè il restringimento del lume dell’intestino, che può portare anche a complicanze quali ad esempio l’ occlusione intestinale.
Le cause della stitichezza cronica
Più complicata è invece l’identificazione delle possibili cause di stitichezza cronica e solo un’attenta analisi della storia clinica del paziente può portare sulla strada giusta.
In alcuni casi, la stitichezza cronica è correlata a un disturbo della motilità intestinale o alla disfunzione muscolare del pavimento pelvico.
Altre volte la causa è riscontrabile in abitudini alimentari sbagliate, in particolare riguardanti l’assunzione di fibre.
Queste, soprattutto le insolubili, agiscono sulla peristalsi intestinale, facilitando la progressione della massa fecale e la sua successiva espulsione.
La stitichezza cronica può anche essere il risultato:
– dell’uso indiscriminato di lassativi;
– di alcune patologie associate al rallentamento della motilità gastrointestinale (es. ipotiroidismo, morbo di Parkinson, lupus eritematoso sistemico)
– dall’utilizzo di alcuni farmaci (es. farmaci analgesici, antiacidi, anticolinergici, antidepressivi) che possono rallentare il transito delle feci lungo l’intestino.
Stitichezza: i consigli dello specialista
Si consiglia di modificare dapprima le abitudini alimentari aumentando l’assunzione di fibre (frutta, verdura, cereali integrali, crusca, ecc.) a 20-35 grammi al giorno.
Anche bere molta acqua (> 1.5 litri al giorno) è importante: i liquidi, infatti, aiutano ad ammorbidire le feci, e, quindi, a favorirne l’espulsione.
Svolgere un’attività fisica regolare aiuta a favorire la motilità intestinale.
Quando queste misure non sono sufficienti, si possono utilizzare i lassativi.
Esistono diversi tipi di lassativi che agiscono con meccanismi differenti come i lassativi formanti massa, come lo psyllium o metilcellulosa o lassativi osmotici, preparati a base di polietilenglicole.
L’uso scorretto o l’abuso di lassativi, però, non sono privi di effetti indesiderati. Per questo motivo è sempre buona regola chiedere consiglio al medico.
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