L’asma è una malattia molto diffusa, in particolare in Europa e nel mondo occidentale, che comporta un’iperattività dei bronchi. I bronchi di un paziente asmatico, infatti, reagiscono in maniera abnorme a diversi stimoli, che siano allergici, immunologici o chimico-fisici, chiudendosi e impedendo all’aria di entrare e uscire e, dunque, bloccando il corretto funzionamento della respirazione.
“Oltre il 90% delle persone allergiche soffrono di quella che viene definita ‘marcia allergica’, una modalità di progressione che comincia con le allergie alimentari, evolve durante la preadolescenza e l’adolescenza in oculo-rinite, con sintomi da raffreddore da fieno e starnutazioni, e spesso si trasforma in asma. Il livello con cui si può manifestare l’asma dipende da persona a persona e dal comportamento che il paziente assume, dunque da fattori come la prevenzione, l’instaurazione di terapie efficaci già in età giovanile e il controllo della malattia”, spiega la dottoressa Francesca Puggioni, pneumologa del Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergologia e Caposezione e Referente Clinico Organizzativo di Immuno Center in Humanitas, intervistata da Milanow.
Terapie per l’asma: l’innovazione dei farmaci biologici
“L’asma grave è una patologia che, nonostante l’aderenza del paziente alla massima terapia inalatoria, provoca crisi asmatiche molto gravi, con accessi al Pronto Soccorso e la necessità di assumere in cronico o con cicli frequenti i corticosteroidi per via orale o iniettiva. Ciò comporta effetti collaterali gravi come lo sviluppo di malattie come il diabete mellito, l’ipertensione o l’osteoporosi fratturativa. I pazienti affetti da asma grave hanno una bassa qualità della vita, con grandi difficoltà a mantenere una routine sociale, familiare e lavorativa normale.
Negli ultimi anni circa, però, sono stati sviluppati quelli che chiamiamo farmaci biologici: sono terapie somministrate inizialmente in ospedale e, successivamente, in autonomia dal paziente al proprio domicilio, e che invece di interessare con la loro azione tutto il sistema immunitario colpiscono solo le cellule o i mediatori dell’infiammazione responsabili dell’asma. Grazie a questi farmaci la qualità della vita dei pazienti affetti da asma grave è migliorata radicalmente sino a normalizzarsi e non dover più assumere corticosteroidi sistemici. Alcuni farmaci biologici, inoltre, sono utilizzati anche per curare patologie che spesso coesistono con l’asma come la dermatite atopica, la rinosinusite cronica con poliposi nasale e l’esofagite eosinofila: con un’unica somministrazione di farmaco, dunque, è possibile controllare tutti i sintomi del paziente perché sono sostenuti dallo stesso tipo di infiammazione che colpisce più organi”, specifica la dottoressa Puggioni.
Medicina personalizzata: dalla parte del paziente
“Si parla di medicina personalizzata perché il sistema immunitario di ciascun paziente richiede un approccio personale di medicina di precisione. Dunque è importante effettuare una diagnosi corretta dal punto di vista immunologico e scegliere il farmaco biologico giusto per il singolo paziente. Una volta identificato il farmaco la somministrazione è molto semplice, perché prevede l’utilizzo di siringhe predosate e il paziente, dopo le prime somministrazioni eseguite dal personale sanitario in ospedale, viene istruito su come assumere la terapia e può proseguire la cura in autonomia dal proprio domicilio.
Nella medicina personalizzata le terapie variano in base alla storia clinica del paziente e a caratteristiche tecniche definite biomarker, ossia dei marcatori biologici che vengono valutati per esempio per identificare gli anticorpi per le allergie, o ancora in base agli esami di funzionalità respiratoria. Dunque, dopo aver valutato le caratteristiche dell’infiammazione, si può scegliere il farmaco più adatto per colpirla”, prosegue la specialista.
“Abbiamo a disposizione una grande varietà di farmaci, con effetti collaterali minimi. Il problema è rappresentato dall’accesso in ospedale da parte dei pazienti: molte persone, infatti, non sono a conoscenza di queste possibilità di cura, dunque occorre il passaparola e la collaborazione dei medici di famiglia e delle associazioni di pazienti, come FederASMA e Respiriamo Insieme”.
Asma moderata: importante non sottovalutarla
“In pazienti giovani e nei livelli lievi e moderati della malattia, in cui i sintomi si presentano in maniera intermittente in base all’esposizione agli allergeni o a sforzi fisici, nel momento in cui la sintomatologia è assente si tende a evitare le terapie. Un comportamento che, però, ha delle conseguenze sia sul breve sia sul lungo termine: l’infiammazione, infatti, prosegue nel tempo e se non si segue una terapia corretta a 30 anni, a 50 anni si rischia di avere complicanze perché, a causa del rimodellamento delle vie aeree, l’ostruzione provocata dalla malattia diventa fissa.
Con questo non si deve intendere che le terapie siano necessariamente da seguire per tutta la durata dell’anno: come detto, infatti, la medicina che pratichiamo è personalizzata e partecipativa, dunque il medico e il paziente si confrontano sul piano di cura valutando la terapia da utilizzare in base a diversi fattori, tra cui la risposta alla terapia e il feedback del paziente. La prima parte di una cura, infatti, è incentrata su una corretta informazione, perché solo chi comprende pienamente la propria malattia potrà agire in modo consapevole”, approfondisce la dottoressa.
Pazienti asmatici: fondamentale vaccinarsi contro COVID-19
“Chi soffre di asma deve vaccinarsi contro COVID-19. Si tratta di un vaccino con pochissime controindicazioni, dal punto di vista allergologico possono infatti verificarsi solo casi isolati di allergia a due eccipienti: il polietilenglicole e il polisorbato. Sono due sostanze presenti in molti farmaci che vengono abitualmente assunti dalla maggior parte della popolazione, come antinfiammatori, antibiotici o farmaci per il mal di stomaco. Chi sospettasse di essere allergico a uno di questi eccipienti, magari perché in passato ha manifestato reazioni allergiche a un farmaco, dovrebbe recarsi presso un centro allergologico di riferimento ed effettuare la visita con lo specialista e, in caso il medico lo reputasse necessario, i test per confermare o smentire l’allergia.
L’asma in sé non presenta controindicazioni per il vaccino, anzi chi soffre di una malattia cronica dovrebbe vaccinarsi contro COVID-19 il prima possibile per evitare di contrarre il virus e incorrere in ospedalizzazione e conseguenze gravi. Gli effetti collaterali del vaccino, quando presenti, durano solo 2-3 giorni, dunque non debilitano l’organismo.”, spiega la dottoressa Puggioni.
Sintomi di COVID-19: quali differenze con una crisi d’asma?
“A creare confusione nei pazienti potrebbero essere i sintomi iniziali di COVID-19, poiché quando si sviluppa una malattia da SARS-CoV-2, dunque una polmonite interstiziale con insufficienza respiratoria acuta, la sintomatologia diventa purtroppo molto evidente.
Per quanto riguarda una crisi asmatica, è riconoscibile dal paziente sia per esperienza, poiché tendenzialmente l’ha già sperimentata, sia dal sintomo dirimente, ossia la febbre. L’asma, infatti, anche durante una crisi importante, non può portare febbre, a differenza di COVID-19. Inoltre, l’infezione da SARS-CoV-2, può comportare anche astenia, anosmia e ageusia, ossia l’assenza di olfatto e gusto, e una stanchezza accompagnata da dolori muscolari.
La stessa mancanza di respiro presenta caratteristiche differenti: l’asma, infatti, comporta sia nei bambini sia negli adulti la dispnea, una mancanza di respiro con fischi e sibili molto riconoscibile. La mancanza di respiro causata da COVID-19, invece, si manifesta con una sensazione di oppressione al torace e fatica a respirare molto duratura, una condizione che cresce, persiste stabilmente e indebolisce tutto l’organismo”, continua la specialista.
Si può prevenire l’asma?
“Per quanto riguarda i bambini che hanno genitori allergici e, dunque, presentano un alto rischio di diventarlo a loro volta, è possibile sottoporli precocemente a esami del respiro periodici, in modo tale da riuscire a intercettare un’eventuale iperattività bronchiale fin dalle fasi iniziali, prima che si manifestino le prime crisi. Una madre allergica ha circa il 60% di possibilità di avere un figlio allergico, mentre un padre circa il 40%: se entrambi i genitori sono allergici, dunque, è verosimile che la predisposizione genetica del bambino evolva in un’allergia effettiva, anche avanti negli anni.
Inoltre, per i soggetti allergici è possibile effettuare la cosiddetta ‘vaccinazione’, ossia l’immunoterapia allergene-specifica. Consiste nella somministrazione al paziente dell’allergene che gli provoca le crisi, per esempio l’acaro della polvere o la graminacea, per un ciclo lungo almeno tre anni. Sono farmaci orali, che si ritirano presso l’ospedale un paio di volte all’anno e possono venire assunti in autonomia al domicilio e che ‘insegnano’ al nostro sistema immunitario a tollerare l’allergene ed evitare di sviluppare l’asma e nuove allergie.
Si tratta dell’unica terapia per l’asma causale, ossia che va a intercettare la causa immunologica dell’allergia, mentre le altre terapie, come quelle con antistaminici o cortisonici, intervengono solo sui sintomi.
È poi importante anche evitare, ove possibile, l’esposizione all’allergene ed effettuare i controlli periodici dallo specialista allergologo o pneumologo, in anticipo sulla stagione in cui si manifestano o peggiorano i sintomi”, conclude la dottoressa Puggioni.
L’articolo è tratto da un’intervista della dottoressa Francesca Puggioni a Milanow. Per rivedere l’intervista, clicca qui.
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