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Fico d’India

Che cos’è il fico d’India?

Il fico d’India è il frutto di piante della famiglia delle Cactaceae. Le piante appartenenti a questo genere preferiscono i climi caldi e asciutti. I frutti sono ricoperti da spine o, in alternativa, da setole; il loro colore può variare sia nella buccia che nella polpa, che avvolge semi dalla forma discoidale, anch’essi di diversi possibili colori.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali del fico d’India?

Il 92% dell’energia contenuta in un fico d’India, 53 Calorie per 100 g, si presenta sotto forma di carboidrati, che costituiscono il 50% circa della polpa e il 30% della buccia del frutto; per il resto, il 6% corrisponde a proteine e il 2% a lipidi. Più in particolare, 100 g di frutto corrispondono a:

  • 83,2 g di acqua
  • 0,8 g di proteine
  • 0,1 g di lipidi
  • 13 g di zuccheri solubili
  • 5 g di fibre (di cui 0,13 g di fibra solubile e 4,87 g di fibra insolubile)

Per quanto riguarda, invece, i micronutrienti, il fico d’India è ricco di:

  • 18 mg di vitamina C
  • 10 µg di vitamina A (retinoli equivalenti),
  • 0,4 mg di vitamina B3 o PP (niacina (vitamina B3)
  • 0,04 mg di vitamina B2 (riboflavina)
  • 0,02 mg di vitamina B1 (tiamina)
  • 190 mg di potassio
  • 30 mg di calcio
  • 25 mg di fosforo
  • 0,4 mg di ferro

Sono inoltre presenti tracce di vitamina C e 1 mg di sodio ogni 100 g di frutto.

Il colore della polpa dipende dalla presenza di composti betalainici; in particolare, la betanina conferisce una tonalità rosso-porpora mentre l’indicazantina la colora di giallo. Al suo interno sono presenti biotioli, taurina, flavonoli, tocoferoli e carotenoidi. La buccia contiene invece calcio, ferro, potassio, magnese, magnesio, sodio e selenio, i semi sono ricchi di fosforo e zinco e gli oli ottenuti da buccia e semi sono buone fonti di acidi grassi polinsaturi.

 

Quando non mangiare il fico d’India?

Il fico d’India potrebbe potenziare l’effetto ipoglicemizzante esercitato da farmaci come la metformina, la gliburide, il rosiglitazone e l’acarbosio. Inoltre si ritiene che potrebbe aumentare la diuresi nei pazienti in trattamento con diuretici come la furosemide e l’idroclorotiazide. Non esistono però molte prove di queste interazioni.

 

Possibili benefici del fico d’India

Il fusto ha trovato impiego a scopo medicinale, in particolare nel trattamento dell’ipercolesterolemia, nel controllo della pressione e contro:

Alle pale sono state inoltre attribuite proprietà antinfiammatorie utili in caso di edema, artrosi, pertosse e per prevenire l’infezione di ferite.

 

Possibili controindicazioni del fico d’India

In commercio sono disponibili diversi prodotti a base di fico d’India, dai succhi alle capsule. Il consiglio principale è di evitarne l’assunzione durante la gravidanza e l’allattamento, in quanto non sono stati effettuati studi clinici per valutarne la sicurezza. Più in generale, è bene ricordare che il fico d’India può scatenare reazioni da ipersensibilità, soprattutto sotto forma di dermatiti. È stato inoltre riportato almeno un caso di cheratocongiuntivite e alcuni di granuloma; questi ultimi sono stati scatenati dal contatto con le spine.

 

Stagionalità del fico d’India

Il mese dei fichi d’India è tipicamente settembre; i primi vengono raccolti alla fine di agosto, ma le specie più tardive arrivano anche a maturare a novembre.

Possono essere conservati a lungo in frigorifero, ma la scelta migliore è consumarli quanto prima possibile, dopo un massimo di 2 giorni al freddo.

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

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