Che cos’è il vaccino antinfluenzale?
Il vaccino antinfluenzale è la più efficace arma di prevenzione contro l’influenza stagionale, una patologia a carico delle vie respiratorie dovuta ai cosiddetti virus influenzali. L’influenza rappresenta un serio problema di sanità pubblica e un notevole costo per la gestione dei casi, delle complicanze della malattia e per l’attuazione delle misure di controllo.
Fare il vaccino antinfluenzale aumenta in maniera significativa laprobabilità di non prendere l’influenza e anche in caso ci si ammali, la forma influenzale sarebbe meno grave e in genere priva di complicanze. La vaccinazione inoltre protegge anche le altre persone e contribuisce a ridurre il carico sul sistema sanitario.
In particolare nella stagione fredda circolano molti agenti batterici e virali, responsabili di infezioni respiratorie e sindromi simil-influenzali: non trattandosi però di virus influenzali, per questi agenti il vaccino antinfluenzale non è efficace.
Come funziona il vaccino antinfluenzale?
I virus principali responsabili dell’influenza nell’uomo sono di tipo A e B.
I virus dell’influenza A (circolanti nell’uomo e in altre specie animali) si classificano in sottotipi a seconda di due proteine di superficie: emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA). Due sottotipi di HA (H1 e H3) e due sottotipi di NA (N1 e N2) sono riconosciuti tra i virus dell’influenza A come responsabili di influenza nel corso degli ultimi decenni. L’immunità alle proteine HA e NA riduce la probabilità di infezione e, insieme all’immunità alle proteine virali interne, diminuisce la gravità di malattia in caso di infezione. A oggi sono stati identificati 16 sottotipi di HA e 9 di NA.
I virus dell’influenza B (circolanti solo nell’uomo) non presentano sottotipi distinti nelle proteine di superficie HA e NA.
I virus influenzali possono mutare a livello delle proteine di superficie: questi fisiologici cambiamenti permettono ai virus di eludere l’immunità in coloro che hanno avuto l’influenza o che si sono vaccinati contro l’influenza l’anno precedente, favorendo così un’ampia e rapida diffusione dell’infezione.
Ogni anno quindi è necessario l’aggiornamento della composizione dei vaccini contro l’influenza: grazie all’attività di sorveglianza è possibile selezionare quali ceppi inserire nel vaccino, a seconda del grado di differenza epidemiologica e sierologica in base a ciò che è circolato nelle stagioni influenzali precedenti.
In Italia l’uso dei vaccini è approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), l’autorità regolatoria nazionale per i farmaci. I vaccini vengono approvati a partire da una dimostrata efficacia del 60%.
Il vaccino viene somministrato in un’unica dose per via intramuscolare nel deltoide del braccio scelto, mentre nei bambini piccoli l’iniezione viene effettuata di preferenza nel muscolo antero-laterale della coscia oppure viene somministrato il vaccino per via endonasale.
Quando fare il vaccino antinfluenzale?
In Italia è possibile sottoporsi al vaccino antinfluenzale nel periodo autunnale, la campagna vaccinale in genere parte a inizio ottobre e si conclude a fine dicembre. Il vaccino inizia a essere efficace trascorse due settimane dall’iniezione e l’immunità così ottenuta dura per 6-8 mesi. Essersi vaccinati l’anno precedente pertanto non protegge nella stagione influenzale dell’anno successivo, proprio per via delle mutazioni dei virus influenzali.
Alla vaccinazione possono sottoporsi tutti coloro che lo desiderano a partire dai 6 mesi di età e che non presentano precise controindicazioni. Alcune categorie sono ritenute particolarmente a rischio e dunque il vaccino antinfluenzale è consigliabile e viene offerto gratuitamente (le modalità di Regione Lombardia sono disponibili a questo link). Ogni anno il Ministero della Salute rende note le categorie per cui il vaccino è consigliato.
Ecco alcuni esempi:
- persone a partire dai 65 anni di età;
- donne in gravidanza e nel post partum;
- persone dai 6 mesi ai 65 anni di età affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza;
- bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale;
- persone di qualunque età ricoverate presso strutture per lungodegenti;
- familiari e contatti (adulti e bambini) di persone ad alto rischio di complicanze;
- personale sanitario.
Effetti collaterali del vaccino antinfluenzale
Il vaccino antinfluenzale è sicuro in quanto sottoposto, prima della sua diffusione, a una serie di controlli.
A seguito dell’iniezione possono aversi reazioni locali come arrossamento, gonfiore e indolenzimento e anche febbre, mal di testa, dolori muscolari o articolari.
In corrispondenza temporale alla vaccinazione antinfluenzale sono stati segnalati eventi rari (come trombocitopenia, nevralgie, parestesie, disordini neurologici e reazioni allergiche gravi), ma non è stata dimostrata la correlazione tra il vaccino e l’insorgenza dei disturbi.