L’allergia ai farmaci è una problematica che interessa soprattutto pazienti adulti, poiché è maggiormente probabile che nel corso degli anni, rispetto a soggetti più giovani, abbiano assunto uno o più farmaci un numero tale di volte da portare a una sensibilizzazione.
Questo tipo di allergie interessano in particolare quei soggetti che hanno una predisposizione genetica ai meccanismi immunologici che scatenano le reazioni allergiche e purtroppo non è possibile individuarle in anticipo rispetto alla prima reazione tramite test predittivi.
Approfondiamo l’argomento con il professor Enrico Heffler, allergologo in Humanitas e docente di Humanitas University.
I sintomi delle allergie ai farmaci
Quando parliamo di allergia ai farmaci intendiamo un particolare tipo di reazione avversa a uno specifico medicinale che si ripeterà ogni volta che il paziente andrà ad assumere quel dato farmaco.
I sintomi caratteristici della reazione allergica possono essere cutanei, dunque orticaria e gonfiore delle mucose (angioedema), il più delle volte intorno alle labbra e alle palpebre, oppure sistemici.
I sintomi sistemici coinvolgono l’apparato respiratorio e cardiovascolare e il paziente potrebbe avvertire una sensazione di mancanza di fiato analoga a quella tipica dell’attacco di asma e un abbassamento della pressione arteriosa che, nei casi più severi, può condurre allo svenimento.
La conseguenza più grave dell’allergia a un farmaco, infatti, è lo shock, pericoloso per la vita del paziente ma per fortuna abbastanza raro.
I sintomi si manifestano il più delle volte in poche decine di minuti dal momento dell’assunzione del farmaco. Meno comuni, ma in ogni caso possibili, sono le reazioni allergiche tardive, che avvengono a distanza di giorni dall’assunzione del farmaco stesso.
In caso di reazione tardiva i sintomi non saranno analoghi a quelli delle reazioni allergiche: potrebbero infatti interessare anche la pelle ma con manifestazioni differenti dall’orticaria e con un potenziale coinvolgimento di altri organi, tra cui il fegato.
Le allergie più comuni ai farmaci
Tra le più comuni allergie ai farmaci figurano quelle agli antibiotici a base di penicillina e ai FANS, i farmaci antinfiammatori non steroidei. Altre allergie possibili sono quelle agli anestetici, sia generali sia locali, e ai mezzi di contrasto che vengono utilizzati per esami diagnostici come la TAC e la risonanza magnetica (RMN).
Generalmente, un individuo è allergico a singole categorie di farmaci, mentre sono più rare le allergie a più farmaci insieme. Spesso, infatti, la sintomatologia che si manifesta a seguito dell’assunzione di farmaci differenti è causata dagli eccipienti, ossia le sostanze inattive che compongono il medicinale e che possono associarsi ad allergie già in atto.
Nonostante la predisposizione per i meccanismi che scatenano la reazione allergica sia genetica, è importante sottolineare che pazienti allergici a pollini o alimenti non hanno un rischio maggiore di sviluppare allergie a farmaci.
Come si diagnostica l’allergia a un farmaco
Il primo passo da compiere in caso di sospetta allergia a un farmaco è rivolgersi tempestivamente allo specialista allergologo.
Durante la visita, il medico provvederà a valutare la relazione tra i sintomi e i farmaci che il paziente sta assumendo, per stabilire quali di questi siano tollerati dall’organismo del paziente e quali no. In caso lo ritenga opportuno, lo specialista provvederà dunque a effettuare ulteriori test allergometrici specifici per i farmaci sospetti.
Per alcuni farmaci, come le penicilline, i test da effettuare sono allergometrici cutanei, ma per la maggior parte delle terapie l’esame allergologico è più complesso e si effettua in regime di day hospital.
I test in questione, infatti, sono cosiddetti “di provocazione orale” e prevedono l’assunzione controllata del farmaco per via orale, inizialmente a basso dosaggio e dunque aumentando la quantità a intervalli regolari. In questo modo, sotto stretto controllo medico, si può valutare la reazione allergica, bloccandola sul nascere e minimizzando il rischio di reazioni gravi. L’esame si svolge nell’arco di circa tre ore, a cui seguono circa due ore di osservazione.
Al termine degli esami diagnostici, dunque, l’allergologo indicherà al paziente quali farmaci evitare (è possibile, infatti, che lo stesso principio attivo sia presente in più formulazioni), quali scegliere come alternativa e come comportarsi se dovesse scatenarsi una reazione allergica.
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