Nella pratica sportiva i traumatismi alla mano sono molto comuni, sia a causa di incidenti, sia a causa dell’iper-uso dell’arto, necessario in alcuni sport, che determina l’insorgenza di specifiche patologie.
“Durante l’attività sportiva la mano può essere coinvolta in diversi tipi di traumatismi, dalle fratture alle lussazioni, alle lesioni legamentose”, spiega la dottoressa Laura Frontero, chirurgo della mano in Humanitas.
Quali sono le patologie delle mani più comuni negli sportivi?
“Alcune patologie e traumatismi sono talmente comuni in determinati sport da averne addirittura preso il nome. È il caso per esempio dell’epicondilite, tipica nel tennis e nel golf, chiamata anche ‘gomito del tennista’ oppure della frattura della testa del quinto metacarpo, la ‘frattura del boxerista’, che tipicamente avviene nei traumatismi a pugno chiuso”, continua la dottoressa.
“Altri traumi tipici sono poi la disinserzione del flessore profondo delle dita lunghe, che possiamo ritrovare in sport come il rugby e l’arrampicata, o i traumi a carico della placca volare, un legamento posto anteriormente alle articolazioni delle dita e che ne impedisce l’iperestensione, che si può sviluppare in quegli sport dove le dita sono sollecitate in, appunto, iperestensione, come il basket o la pallavolo. Per continuare, tipiche delle cadute in motocross più severe, sono le lussazioni trans scafo perilunate”.
Quali sono i trattamenti possibili per queste patologie?
“A fronte di traumi e lesioni, nella maggior parte dei casi il trattamento è chirurgico. Sebbene il nostro approccio in Humanitas cerchi di essere sempre il meno invasivo possibile, i traumi che si verificano nell’ambito sportivo sono generalmente traumi abbastanza importanti che spesso richiedono interventi in chirurgia open, cioè con accesso chirurgico a cielo aperto e talvolta anche per via percutanea, cioè senza grandi accessi chirurgici e eseguiti direttamente sotto controllo radiografico in sala operatoria.” approfondisce la specialista.
“A seguito dell’intervento chirurgico, è fondamentale che il paziente segua un percorso di fisioterapia volto a diminuire l’edema, l’infiammazione e il dolore e che, anche grazie all’ausilio di tutori, aiuti a migliorare il range articolare e a ridurre le rigidità residue”.
“Alcune patologie croniche dello sport, invece, possono essere trattate in maniera conservativa. Anche in questo caso il ruolo del fisioterapista è fondamentale, sia per curarle che per prevenirle, insegnando al paziente i movimenti opportuni per non sovraccaricare il muscolo e per decontrarlo e defaticarlo una volta che è sovraccarico”, conclude la dottoressa Frontero.
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