Gli specialisti dell’équipe di Urologia di Humanitas, guidata dal professor Giorgio Guazzoni, hanno condotto uno studio su una nuova tecnologia, il cui utilizzo può migliorare i tempi di ripresa per i pazienti sottoposti a ureteroscopia flessibile.
Lo studio, dal titolo In-vitro and in-vivo new evidence for Flexor Vue deflecting endoscopic system use: optimization of the Stone free rate (SFR) after flebile ureteroscopy and Ho:YAG laser lithotripsy e pubblicato su Urolithiasis il 1 ottobre 2020, ha valutato l’utilizzo del sistema endoscopico flessibile Flexor Vue in un’ottica di ottimizzazione del procedimento di rimozione dei frammenti intrarenali residui a seguito di ureteroscopia flessibile.
L’ureterorenoscopia è una procedura mininvasiva che mediante l’uso di uno strumento flessibile (ureterorenoscopio) consente di raggiungere i calcoli renali e rimuoverli o distruggerli.
Gli specialisti di Humanitas hanno valutato la performance, l’efficacia e la sicurezza di questa tecnologia e l’effettiva assenza di frammenti residui a trenta giorni dall’operazione tramite tomografia computerizzata.
Lo studio
La Ricerca ha coinvolto undici pazienti con calcoli renali, di 63 anni d’età in media. In otto pazienti i calcoli erano localizzati nel pelvi renale, mentre nei restanti tre si trovavano nei calici renali. La procedura di rimozione dei frammenti residui al termine dell’ureteroscopia, tramite sistema endoscopico flessibile Flexor Vue, si è rivelata efficace in tutti i pazienti e l’assenza di frammenti residui a novanta giorni dall’operazione è risultata pari all’81%.
Gli specialisti di Urologia di Humanitas non hanno rilevato complicazioni particolari, solamente un paziente ha sviluppato uno stato febbrile, trattato tempestivamente con antibiotici.
Lo studio, in conclusione, ha dimostrato l’efficacia del sistema endoscopico flessibile Flexor Vue, il cui utilizzo ha permesso la rimozione del 90% circa dei frammenti residui e che può dunque essere utilizzato con successo per garantire ai pazienti una più efficace pulizia intrarenale.
La metodica al momento è in fase di sperimentazione e necessita di ulteriori approfondimenti prima di essere diffusa nel mercato.
Al momento le tecnologie mini-invasive permettono facilmente la distruzione dei calcoli mediante energia laser, tuttavia le microconcrezioni residuali alla frammentazione possono determinare la recidiva della calcolosi o ulteriori coliche reno-ureterali durante l’eliminazione degli stessi.
L’impiego di questo sistema potrebbe ridurre la persistenza dei frammenti residuali riducendo il rischio di recidiva e di coliche al momento dell’eliminazione dei residui litiasici.
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