Ogni anno, in Italia, avvengono circa 200mila casi di Ictus, dei quali l’80% sono nuovi episodi e il 20% sono recidive di soggetti già colpiti in precedenza.
L’ictus è la terza causa di morte nel nostro Paese (dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie) e rappresenta la principale causa d’invalidità; l’incidenza è proporzionale all’età della popolazione, restando relativamente bassa fino a 40-45 anni, per poi aumentare con gradualità fino ai 70 anni. Dopo i 70, l’incidenza aumenta vertiginosamente.
Da gennaio 2020 Humanitas ha stretto una collaborazione con Brainomix, un software di intelligenza artificiale che sta fornendo il suo contributo alla lotta contro questa grave malattia.
Ne parliamo con tre specialisti di Humanitas: il dottor Nunzio Paolo Nuzzi, responsabile della sezione Neuroradiologia Interventistica, la dottoressa Simona Marcheselli, responsabile della sezione Neurologia d’Urgenza e Stroke Unit, e il Prof. Letterio S. Politi, responsabile dell’unità operativa di Neuroradiologia Diagnostica, Inteventistica e Funzionale.
Cos’è un ictus?
Per funzionare correttamente il cervello necessita – come ogni altro organo – di ossigeno, e l’ossigeno viene trasportato dal flusso sanguigno. L’ictus si verifica quando il flusso di sangue al cervello subisce un’improvvisa interruzione a causa dell’ostruzione di un’arteria (parliamo di ictus ischemico) o, meno frequentemente, di una sua rottura (ictus emorragico).
Quali sono le terapie dell’ictus ischemico?
Le terapie più efficaci sono la trombolisi endovenosa e la rivascolarizzazione meccanica endovascolare, da sole o combinate; in particolare quest’ultima permette a tantissime persone di superare l’ictus e tornare a una vita normale senza particolari limitazioni.
Purtroppo, tali terapie sono efficaci solo se vengono attuate entro pochissime ore dall’insorgenza dei sintomi; è quindi necessario diagnosticare e trattare questa malattia in tempi brevissimi. La Stroke Unit e la Neuroradiologia Interventistica di Humanitas sono attive 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 per la diagnosi e la terapia dell’ictus.
Come funziona il software?
Brainomix è un software di intelligenza artificiale che esegue automaticamente l’analisi delle immagini TAC dei pazienti con sospetto ictus, rendendo rapidamente disponibili i risultati sul cloud e sullo smartphone degli operatori medici coinvolti nel trattamento (neuroradiologi e neurologi). Con Brainomix le immagini ricavate dalle TAC possono mostrarci rapidamente le condizioni dell’encefalo, e attraverso alcuni esami specifici – angio TAC e TAC perfusionale – possono mostrarci le ostruzioni delle arterie cerebrali e le porzioni di encefalo che possono essere salvate con un intervento endovascolare d’urgenza.
Quali sono i vantaggi?
Sicuramente la velocità di valutazione e il rapido invio dei risultati direttamente al Medico interessato, ovunque esso si trovi: con Brainomix si potranno avere immediatamente le mappe che derivano dall’elaborazione delle immagini e decidere la migliore terapia in maniera molto veloce.
Quanto è affidabile?
Come tutti i software di intelligenza artificiale, al momento non è affidabile al 100% ma continua a migliorare nel tempo. I Medici di Humanitas, con la loro applicazione clinica stanno fornendo un importante contributo a questo miglioramento, che sarà utile per tutti i Pazienti che in futuro avranno un ictus.
HUB e SPOKE: cosa significano queste sigle?
Il trattamento dell’ictus necessita di personale dedicato altamente specializzato e di apparecchiature molto sofisticate, disponibili h24; queste risorse non possono essere presenti in tutti gli ospedali.
Quando un ospedale o il 118 registrano un caso di Ictus o di sospetto ictus, a seconda delle sua gravità possono inviare il Paziente in una struttura specializzata, detta “HUB”, oppure in una struttura periferica in grado di fornire solo una parte delle terapie, detta “SPOKE”. Tutti gli SPOKE fanno riferimento a pochi HUB per i casi più complessi.
Humanitas è una struttura HUB per la cura dell’ictus: a Milano, per esempio, facciamo da HUB per la parte sud est dell’Area Metropolitana, fino a Lodi.
Come sono andati questi primi mesi, in emergenza Coronavirus?
Durante l’emergenza COVID-19 il tempo trascorso tra l’entrata in ospedale e l’arrivo alla sala angiografica non ha subito sostanziali modifiche, nonostante la variazione dei percorsi causata, appunto, dall’emergenza.
In questi mesi non ci sono stati casi di contagi causati da pazienti arrivati in ospedale per Ictus o sospetto ictus, e neanche contaminazioni del personale ospedaliero. Ne siamo molto fieri.
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici