Le alterazioni dei principali assetti ormonali impattano frequentemente sui pazienti con patologia cardiovascolare; ne sono un esempio i disturbi della funzione tiroidea nell’ambito dell’aritmologia o le patologie ipofisarie e surrenaliche nell’ambito delle forme più resistenti di ipertensione arteriosa, ma – tra tutti – il diabete riveste un ruolo preponderante.
Il diabete infatti rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari, ma allo stesso tempo le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel paziente diabetico. Si stima che più del 60% dei pazienti diabetici ultrasessantenni muoia per malattie cardiache e abbia un rischio fino a 5 volte maggiore di infarto rispetto alla popolazione non diabetica.
Appare subito chiaro lo stretto rapporto tra il diabete e il cuore, rapporto che deve essere riconosciuto e affrontato da entrambi gli specialisti del settore (diabetologo e cardiologo) con una gestione integrata del paziente. Proprio per ottenere questo obiettivo in Humanitas è nato il progetto “cuore-diabete”, che prevede un ambulatorio gestito a quattro mani e un piano diagnostico-terapeutico dedicato. Una volta individuato e caratterizzato in base al rischio cardio-vascolare, il paziente viene inserito nell’ambulatorio per prendere parte al piano dedicato individualizzato.
Ma quali sono i principali obiettivi? Ne parliamo con i responsabili dell’ambulatorio: la dottoressa Cristina Panico, cardiologa, e il dottor Giuseppe Favacchio, diabetologo.
Riconoscere e quantificare il rischio cardiovascolare
Il diabete è una patologia cronica che causa elevati valori di glucosio nel sangue, responsabili a loro volta dello sviluppo di lesioni delle arterie che sono alla base delle principali malattie cardiovascolari (infarto e scompenso cardiaco). Il rischio cardiovascolare del paziente diabetico tuttavia non si limita ai livelli di zuccheri nel sangue: è stato dimostrato infatti che spesso i pazienti con diabete presentano altri fattori come dislipidemia, ipertensione e obesità (la cosiddetta “sindrome metabolica”), che di fatto aumentano esponenzialmente il rischio di malattie cardiache.
Pertanto, maggiore è il rischio e più accurato dev’essere il controllo di ogni fattore, con target mirati e controlli ambulatoriali pianificati.
Percorsi condivisi da diabetologo e cardiologo, che comprendano esami di primo e secondo livello, sono necessari per una diagnosi precoce del coinvolgimento cardiaco e la messa in atto di una gestione terapeutica e di follow-up ottimale (la cosiddetta “personalizzazione della terapia”).
Scegliere le migliori terapie per il diabete e il cuore
Una valutazione interdisciplinare diabetologica-cardiologica consente di scegliere la migliore terapia per il paziente diabetico: la conoscenza del rischio cardiologico permette al diabetologo non solo di adottare il farmaco più efficace per il controllo del diabete, ma anche il più indicato per ridurre il rischio di infarto e/o di scompenso; dall’altro lato, riconoscere la presenza e la severità del diabete permette al cardiologo di gestire alcuni farmaci (come l’aspirina o farmaci per la pressione) con dosaggi e durata più specifici.
Educare a un corretto stile di vita
Un ambulatorio dedicato e la presenza contemporanea del cardiologo e del diabetologo offrono inoltre al paziente la possibilità di beneficiare anche di un momento educativo: il paziente viene infatti informato circa il proprio rischio cardio-metabolico e gli specialisti rafforzano le indicazioni e i consigli sul corretto stile di vita (come alimentazione, attività fisica, astensione al fumo).
Nuovi programmi di Ricerca scientifica
Il progetto “cuore-diabete”, grazie alla stretta collaborazione con l’Università e con i laboratori di Ricerca, permetterà anche di sviluppare nuovi programmi nel campo scientifico con l’obiettivo di accrescere le conoscenze e offrire così al paziente nuove opportunità in campo farmacologico e di prevenzione.
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