È dedicata all’emicrania la Giornata Mondiale del Cervello di lunedì 22 luglio; un’iniziativa organizzata dalla World Federation of Neurology insieme alla International Headache Society al fine di aumentare la consapevolezza rispetto all’emicrania, una malattia ancora sottostimata e sotto diagnosticata, nonostante la sua ampia diffusione.
L’emicrania colpisce il 12% della popolazione ed è tre volte più frequente tra le donne (il 15,8% contro il 5% dei maschi). Il 70% dei pazienti non riesce a fare nulla durante l’attacco, mentre il 60% vive nella costante paura dell’insorgenza dei sintomi.
Come ci spiega il dottor Vincenzo Tullo, neurologo responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee in Humanitas: “L’emicrania è una malattia neurologica estremamente invalidante e colpisce soprattutto le donne. Rientra nelle cefalee primarie (insieme alla cefalea tensiva e alla cefalea a grappolo) e si manifesta con forti attacchi di mal di testa, che possono accompagnarsi anche a nausea, vomito, vertigini, sensibilità alla luce e ai suoni. Il dolore è in genere unilaterale, ma può anche essere bilaterale, dura da 4 a 72 ore, è pulsante e di intensità medio-forte. In sua presenza, il paziente si vede costretto a interrompere le proprie attività e necessita di un analgesico per contrastare il dolore.
Le crisi possono durare anche qualche giorno, ripercuotendosi in maniera importante sulla qualità di vita di chi ne soffre”.
Un nuovo farmaco contro l’emicrania
“Da un anno circa disponiamo della prima terapia profilattica mirata per l’emicrania. Finora, infatti, abbiamo utilizzato farmaci di profilassi indiretti come i betabloccanti, gli antiepilettici e i calcioantagonisti; farmaci efficaci nella cura di altre patologie e dimostratisi utili anche nel trattamento dei pazienti emicranici.
Si tratta di un anticorpo monoclonale (Erenumab) che si lega al recettore di un neurotrasmettitore cerebrale: il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP – Calcitonin Gene-Related Peptide); CGPR gioca un ruolo importante nella patogenesi e dunque nell’insorgenza dell’emicrania, Erenumab ne contrasta l’effetto di vasodilatazione e impedisce così lo scatenarsi della crisi. Si tratta di una terapia preventiva che il paziente effettua una volta al mese mediante un’iniezione sottocutanea. Questa cura consente di ridurre il numero degli attacchi e l’assunzione di farmaci nella fase acuta.
Non possiamo però parlare di una cura definitiva, perché l’emicrania è una patologia polifunzionale che vede in gioco più meccanismi e il coinvolgimento di diversi neurotrasmettori cerebrali”, ha sottolineato il dottor Tullo.
L’importanza di una corretta diagnosi
Il mal di testa è un disturbo comune e spesso sottovalutato. Laddove non sia occasionale però, è bene sottoporsi a una visita neurologica in un Centro specializzato, al fine di ricevere una corretta diagnosi e inquadrare il tipo di cefalea, così da comprendere se si tratti di una cefalea primaria oppure secondaria, in cui il mal di testa è spia della presenza di un altro disturbo, che andrà indagato e affrontato.
Il paziente riceverà anche le indicazioni per la gestione della patologia e per migliorare il proprio stile di vita: le scelte quotidiane infatti (una sana alimentazione, un’adeguata idratazione, una regolare attività fisica, un sonno ristoratore) aiutano a prevenire il mal di testa.
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