“La diagnosi che cambia la vita. C.A.O.S in mente”: questo il titolo dell’intervento di Adele Patrini, Consigliere Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia- Comitato Regionale Lombardia, Vice Presidente Scuola Italiana di Senologia e Presidente di C.A.O.S. (Centro Ascolto Operate al Seno), nel corso di Mamazone 2018, l’ottava edizione di “Paziente diplomata”, una giornata dedicata alle donne con e senza tumore al seno, organizzata da Humanitas lo scorso 13 ottobre.
“Sono qui per parlarvi della voce delle pazienti, storie straordinarie che escono dalla cartella clinica e acquistano potere terapeutico e istituzionale; vissuti importantissimi che contengono i principi ispiratori e le scelte di politica sanitaria.
Per entrare nel vivo di questa giornata volevo condividere un pensiero di Umberto Veronesi, che ha fatto la storia della senologia del nostro Paese e ci dà un messaggio di grande valore non solo scientifico ma culturale: Penso spesso, in questi giorni in cui ho molto tempo per meditare, purtroppo, che prima o poi dovremo trovare il coraggio di dire che la senologia non è semplicemente una branca della medicina, non in senso scientifico per carità, dato che vi sono altre specialità ben più complesse e difficili da apprendere sul piano concettuale, ma in senso – se posso usare il termine – umanistico. Non è bene che si pensi che chiunque possa dedicarsi alle senologia purché studi l’anatomia del seno e la biologia del carcinoma mammario. Penso che per dedicarsi con profitto a questa malattia si debba avere una sorta di predisposizione: un forte interesse per la salute delle donne, prima di tutto. E una consapevolezza profonda del loro ruolo nella società e degli equilibri psicologici che la sostengono”.
Multidisciplinarità, passione e rete: le parole della Breast Unit
“Partiamo da un dato che ha rilevanza non solo medica, ma culturale, scientifica, etica e filosofica: sono 53mila i nuovi casi di tumore al seno all’anno in Italia. Un dato che però viaggia in parallelo con quello più rassicurante sulla guarigione che supera il 95%, a patto che la diagnosi sia precoce e il percorso di cura avvenga nei Centri di senologia dedicati (Breast Unit).
Qual è la dunque la forza del Centro di senologia dedicato? Si tratta di straordinari modelli di organizzazione e di integrazione, ispirati da tre parole: multidisciplinarietà, personalizzazione e rete. La multidisciplinarietà indica che più figure, rigorosamente sintonizzate tra loro, lavorano in assoluta collegialità per produrre una cura che sia espressione di libertà, ricerca, scambio di sapere, considerazione della persona, formazione e solidarietà”, spiega Adele Patrini.
La voce del paziente nella Breast Unit
“All’interno di questo team multidisciplinare, la voce del paziente – organizzata in associazioni di volontariato e in centri di ascolto come C.A.O.S. che ho fondato dopo la prima esperienza di malattia – lavora in assoluta sinergia con l’equipe medico-infermieristica, proprio per rispondere alle specifiche indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che attribuisce alla variante psico-sociale il 40% delle peculiarità della lotta al cancro. Quando una donna si ammala, infatti, trova all’interno della propria creatività, passione ed energia anche le strategie per aiutare altre donne a guarire, attraverso quella medicina straordinaria che è il proprio vissuto.
Un’associazione di volontariato – e dunque una paziente all’interno di una Breast Unit – prende per mano una donna e la accompagna con sensibilità e passione nel suo viaggio con il cancro, investendo sulla relazione di aiuto.
La mission vede molteplici punti: innanzitutto sollecitare le strutture sanitarie verso un’ottica di cura dove la paziente resti veramente al centro dei percorsi terapeutici; sostenere la ricerca clinica, dove la relazione e l’energia creativa siano parte integrante dell’osservazione; promuovere percorsi capaci di innescare nelle donne che si ammalano momenti di trasformazione e di autonomia decisionale”, ha sottolineato Adele Patrini.
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