Il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e luminare della Medicina internazionale, uno dei ricercatori più citati nella letteratura scientifica torna a parlare di vaccini e fake news, intervistato da La Repubblica.
Secondo il professore si è diffuso uno scetticismo verso la scienza e il metodo scientifico, che è diventato pericoloso per la società, motivo per cui anche il sistema dell’informazione – e non solo i medici – devono scendere in campo e contrastare disinformazione e fake news.
Una società scientificamente analfabeta
“C’è un rifiuto nei confronti di chi ha più competenze – ha spiegato a La Repubblica il Prof. Mantovani -: viviamo in un paese largamente analfabeta, da un punto di vista scientifico. Se dico che Messi è un grande portiere il 99% degli italiani si mette a ridere. Ma sentiamo corbellerie scientifiche dello stesso livello che invece godono di credibilità a tutti i livelli”. E non manco solo una cultura scientifica, che sarebbe tuttavia impossibile poiché non a tutti si richiedono know how competenze scientifiche, ma “c’è anche un problema di scarsa fiducia nelle istituzioni”.
Le informazioni e il giornalismo scientifico vaccino per le fake news
Proprio per questo “le informazioni serie e corrette di un grande giornale svolgono un ruolo fondamentale. Una specie di vaccino contro le false notizie”.
“Sul web, ad esempio, un falso clamoroso come quello di Wakefield sulla correlazione tra autismo e vaccini continua a godere di credibilità”. “Come direbbe Karl Popper noi abbiamo il dovere di comunicare nel modo più semplice, corretto e umile possibile. E l’esistenza di una stampa di qualità ha reso i medici più responsabili. Dobbiamo rendere conto di quello che facciamo e diciamo, non nasconderci dietro un linguaggio incomprensibile che spesso denota idee poco chiare. Il confronto con un’informazione di qualità è una sfida da raccogliere”.
Come l’informazione ha cambiato la consapevolezza dei pazienti
Secondo il professore si assiste ogni giorno ad un paradosso: “da un lato una maggiore consapevolezza delle conoscenze mediche, dall’altro al tempo stesso un rifiuto della mediazione di chi ha competenza. Su un tema sul quale la comunità scientifica non ha alcun dubbio, come i vaccini, è bene ricordare che la parte di popolazione che ha più riserve è quella più colta. E il prezzo di molte sciocchezze è stato pagato dai pazienti, in termini di sofferenza e mancate cure. Basti pensare al caso Di Bella o al siero di Bonifacio”.
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