Questa mattina è mancato il prof. Nicola Dioguardi. Lo ricordiamo con affetto: è stato uno dei promotori e fondatori dell’ospedale e ha dedicato tutta la sua vita alla cura dei pazienti. È mancato stamattina, dopo una vita dedicata alla Medicina e ai pazienti. Uno scienziato ed un uomo che uomo che sapeva guardare in profondità cose e persone.
Barese con metà sangue friulano, nato il 13 luglio 1921 e trasferitosi a Milano, sua città d’adozione, nel 1949. Docente universitario ed epatologo di fama internazionale, sovrintendente scientifico del nostro ospedale, nonché medaglia d’oro nel 1949 ai campionati del mondo di scherma a Parigi. Nicola Dioguardi era rigoroso e poliedrico.
È stato un medico-ricercatore riconosciuto a livello internazionale nell’ambito della Medicina Interna e dell’Epatologia. Tra i promotori e fondatori di Humanitas, ne è stato direttore scientifico fino al 2005, quando ha assunto il ruolo di sovraintendente scientifico. Ha fondato e diretto il Laboratorio per lo Studio delle Misure Metriche in Medicina, sostenuto dalla Fondazione “Michele Rodriguez”.
Il suo percorso verso l’eccellenza nel campo della didattica universitaria, della clinica medica e della ricerca scientifica non ha mai conosciuto né pause né punti di arrivo, ma è sempre stato caratterizzato dallo spostamento progressivo del traguardo e dalla costante acquisizione di nuovi argomenti di interesse.
Focus dei suoi studi scientifici, parte integrante del suo concetto di Medicina, la funzione epatica e le possibilità di esprimerla in termini quantitativi e qualitativi.
La sua innovativa impostazione del lavoro ha proposto l’applicazione alla Medicina, ed in particolare all’Epatologia, della geometria frattale, disciplina matematica in grado di misurare i corpi irregolari come le strutture epatiche e le cicatrici (isole di collagene) che derivano dalle loro lesioni. Osservate al microscopio, queste si arricchiscono di particolari con forme che cambiano ad ogni ingrandimento, quando emergono nuovi particolari irregolari. In Humanitas, con il team del Laboratorio per lo Studio delle Misure Metriche in Medicina, da lui fondato e diretto dal 2001, ha lavorato per anni al prototipo di una macchina in grado di fare descrizioni istologiche metricamente esatte di preparati bioptici epatici, con hardware e software dedicati, l’Histological Metriser.
Devoto alla moglie Magda, che considerava una dei suoi mentori e che ha assistito nella malattia fino alla fine, parlava sempre con fierezza e amore dei suoi 2 figli e 3 nipoti.
La sua educazione umanistica gli ha fatto raccogliere alcuni suoi scritti in un libro dal titolo “Lettere al Cardinale”: una serie di confessioni laiche su tematiche d’attualità e di suo interesse – dalla città di Milano all’Università, dalla trasformazione della Medicina alla necessità di rapportarsi ai malati con amore – rese al Cardinale Carlo Maria Martini.
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