L’ictus cerebrale si verifica quando si ha un’improvvisa chiusura (ictus ischemico) o la rottura (ictus emorragico) di un vaso cerebrale; in entrambi i casi si interrompe il flusso di sangue in un’area del cervello, facendo così perdere le funzioni collegate a quella particolare area (ad esempio il linguaggio, la vista, il movimento degli arti) a causa della mancanza di ossigeno e dei nutrimenti portati dal sangue in caso di ischemia o alla compressione dovuta al sangue uscito dall’emorragia cerebrale.
In Italia, l’ictus cerebrale rappresenta ancora la prima causa di invalidità e la terza causa di morte dopo le malattie ischemiche del cuore e le neoplasie.
Ne ha parlato in un’intervista il professor Giulio Maira, neurochirurgo in Humanitas, analizzando i sintomi per riconoscere l’ictus e dando alcuni consigli di prevenzione.
“La rottura del vaso, nel caso di ictus emorragico, può essere legata a due fattori principali: l’anzianità del paziente, o in caso di pazienti giovani può essere causata da una malformazione vascolare. La gravità – ha spiegato il professore – cambia e dipende a seconda della sede in cui si sviluppa l’ematoma. In caso di ematomi molto grandi si rischia anche il coma”.
I campanelli di allarme
Secondo il professor Maira, il più importante campanello d’allarme tra i sintomi è una “cefalea strana, improvvisa e molto dolorosa”.
Oltre alla cefalea, i sintomi più frequenti sono i movimenti asimmetrici del volto -quella che i pazienti definiscono spesso con ‘bocca storta’ -difficoltà di linguaggio e di parola, ma anche di comprensione, stato di confusione, sensazioni di debolezza alle braccia o alle gambe e problemi di equilibrio o di coordinazione. Non tutti questi sintomi si presentano necessariamente insieme e nello stesso momento.
I fattori di rischio
L’ipertensione arteriosa e le malattie cardiache sono i fattori di rischio più comuni, insieme al diabete e alle conseguenze dovute al sovrappeso e all’obesità. Un altro fattore di rischio derivante da patologie cardiache da non sottovalutare c’è la fibrillazione atriale, un’anomalia del ritmo cardiaco che è causa di circa il 20% degli ictus.
In particolare, per quanto riguarda le donne, il rischio risulta minore fino alla menopausa, grazie agli effetti benefici degli ormoni femminili; il rischio aumenta però nelle donne over 35, se fumatrici e con ipertensione arteriosa e se vengono utilizzati contraccettivi con un altro contenuto di estrogeni. Negli ultimi anni, inoltre, è stato dimostrato che la terapia ormonale utilizzata da donne in menopausa potrebbe aumentare il rischio di ictus e in generale di altre malattie cardiovascolari.
Nei più giovani, più colpiti da ictus di un tempo, anche l’uso di droghe come metanfetamine e cocaina, che – come spiegato dal professore – “provocano picchi di ipertensione che possono che causare emorragie anche in giovanissimi” e di alcol. Oltre a questi, anche i più classici fattori di rischio come il fumo, che in qualsiasi età “indebolisce invasi”, ha chiarito Maria, l’obesità, la sedentarietà, la pressione arteriosa, l’ipertensione arteriosa e il diabete possono manifestarsi e danneggiare le arterie fin dall’età giovanile.
La prevenzione
La prevenzione, come in molte patologie che riguardano il nostro organismo, partono innanzi tutto da uno stile di vita corretto e una alimentazione equilibrata, insieme ad un controllo constate della pressione arteriosa, soprattutto nei pazienti che soffrono già di patologie a rischio.
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