Il fegato grasso è molto comune in Italia; nel nostro paese soffre di questo disturbo “almeno il 20% degli italiani e le cause principali sono il sovrappeso e l’obesità, da imputare ai cambiamenti nelle nostre abitudini alimentari che ci hanno portato a seguire diete ricche di cibi industrializzati con alto tasso calorico e lipidico”, ha spiegato il professor Alessio Aghemo, Responsabile dell’Unità operativa di Medicina Generale ed Epatologia in Humanitas.
Fegato grasso: l’importanza della la perdita di peso e ai trattamenti farmacologici
Ad oggi, chi soffre di fegato grasso deve intervenire innanzitutto sulla perdita di peso, ha spiegato ancora Aghemo, “da ottenere tramite l’aumento dell’attività fisica e alcune modifiche della dieta”.
Questo tipo di misure purtroppo porta a effetti limitati e spesso solo temporanei: per questo “è fondamentale sviluppare anche trattamenti farmacologici efficaci per questa patologia, chiamata anche steatoepatite non alcolica o NASH”.
Gli studi in Humanitas su nuovi farmaci: positivi i dati sull’acido obeticolico
Gli studi in corso su farmaci per il trattamento del fegato grasso sono diversi: i dati e le evidenze sono state per ora contrastanti, con molti farmaci che in fase di sviluppo non hanno raggiunto gli obiettivi preventivati all’interno di protocolli di ricerca. Finalmente però sono stati riportati anche “dati positivi con l’acido obeticolico (OCA), un farmaco già disponibile in commercio per la colangite biliare primitiva (PBC) nei centri prescrittori come Humanitas”, ha detto il prof. Aghemo.
Ne abbiamo parlato anche con la professoressa Ana LLeo de Nalda dell’Unità Operativa di Medicina Generale ed Epatologia, responsabile in Humanitas proprio degli studi su questo farmaco.
I primi risultati dello studio Regenerate verranno presentati al Congresso Europeo di Epatologia a Vienna, il prossimo aprile. La ricerca ha coinvolto 931 pazienti “con NASH, con fibrosi in stadio 2 o 3, sono stati inclusi nello studio e randomizzati a trattamento con OCA 10 mg, oppure OCA 25 mg oppure placebo”, ha spiegato la professoressa. “L’analisi ad interim, dopo i primi 18 mesi di trattamento, ha mostrato una riduzione significativa della fibrosi nei pazienti trattati con OCA”.
“L’acido obeticolico viene regolarmente usato nel nostro Centro per i pazienti con colangite biliare primitiva che non rispondono alla prima linea di terapia e ha un ottimo profilo di sicurezza: si assume per via orale ed è tollerato bene dai pazienti. I risultati dello studio Regenerate sembrano prospettare per la prima volta un trattamento per i pazienti con NASH”, ha concluso la professoressa.
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