Come già anticipato, durante la tre giorni sull’Intelligenza Artificiale applicata alla Terapia Intensiva “Milan Critical Care Datathon and ESICM’s Big Data Talk”, – organizzata da Humanitas, in collaborazione con il Politecnico di Milano, il MIT e la ESICM (Società Europea di Medicina Intensiva) dall’1 al 3 febbraio scorso – si è svolta anche un challenge in cui i partecipanti (medici, esperti di dati, ingegneri e statistici) hanno collaborato in team per ideare nuovi modi per rispondere a domande cliniche reali utilizzando grandi set di dati di cartelle cliniche elettroniche.
I progetti migliori sono stati selezionati e presenteranno il loro lavoro di ricerca al prossimo evento annuale di ESICM a Berlino.
I progetti vincenti
La speranza e lo scopo della sfida e del lavoro multidisciplinare in team tra le diverse figure che hanno partecipato al convegno è che i progetti considerati “migliori” e “più promettenti non si concludano in questa occasione, ma vengano portati avanti dalle squadre in futuro”, hanno chiarito gli organizzatori.
Tra le idee di applicazione di IA alla Terapia Intensiva selezionate che saranno illustrate a Berlino:
- la predizione nelle 24 ore dall’arrivo in terapia intensiva della necessità di un’emotrasfusione in pazienti con sanguinamento gastrointestinale;
- la predizione dell’utilità clinica di un nuovo prelievo arterioso per emogasanalisi a distanza di 2 ore dall’ultimo prelievo eseguito;
- l’analisi dell’outcome dopo 72 ore di pazienti post-resuscitation per shock settico in funzione del management del bilancio idrico dopo le prime 24 ore.
I tre progetti sono stati scelti dal comitato scientifico dell’evento in base a diversi criteri , tra cui la rilevanza clinica della domanda, la modalità di investigazione, la capacità di rilevare criticità sia nella sua risoluzione che nei risultati ottenuti, e non per ultimo anche nella presentazione stessa.
“In Humanitas siamo abituati da tempo a misurarci con i dati, a maggior ragione c’è tanta attenzione all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale in Terapia Intensiva: sicuramente utilizzeremo sempre di più nei nostri ospedali le nuove tecnologie” ha spiegato il professor Cecconi. La speranza, oltre a migliorare le cure e le diagnosi dei malati e dei pazienti, “è che le tecnologie e i computer ci potranno fare interpretare meglio dati che il nostro cervello fatica ad elaborare e libererà del tempo che potremo dedicare alle relazione medico-paziente”.
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800 medici