Si chiama #tiriguarda la campagna contro l’AIDS lanciata da Anlaids – Associazione nazionale per la lotta contro l’AIDS il 27 novembre, che si chiuderà con la Giornata Mondiale l’1 dicembre. In Italia sono 130 mila le persone positive al virus dell’HIV, 37 milioni invece nel mondo.
In occasione della settimana della prevenzione e della sensibilizzazione verso HIV e AIDS, ne abbiamo parlato con il prof. Carlo Selmi, Responsabile di Reumatologia e Immunologia clinica di Humanitas.
AIDS: una malattia che ancora colpisce
Negli ultimi anni sembra essersi abbassata la consapevolezza e anche il timore verso il contagio da HIV e AIDS, nonostante questo i numeri raccontano di un fenomeno ancora preoccupante e non in calo che porta a morire circa un milione di persone ogni anno: “I casi di malattia conclamata sono costanti – ha spiegato Selmi – e soprattutto le nuove diagnosi di infezione da HIV positive e i nuovi casi vengono riscontrati in soggetti che risultano già in stato avanzato”.
“Il messaggio che è importante far passare – ha detto il professore – è che bisogna mantenere alto il sospetto, sia nei pazienti sia nei colleghi medici e specialisti” per evitare che si sottovalutino alcuni sintomi e incentivare gli screening adeguati.
Ne sono un esempio “le iniziali riduzioni dei globuli bianchi. In questi casi dobbiamo pare anche all’HIV: a volte è difficile affrontare questo discorso con il paziente, perché in loro scatta un meccanismo di difesa, però dobbiamo farlo sia per mantenere una buona cura del paziente sia per la salute, in generale, della popolazione”, ha aggiunto il professore.
“Il messaggio è occupiamocene, non disinteressiamoci né sottovalutiamo”, ha ribadito Selmi.
Le cure e la ricerca contro il virus dell’HIV
Da anni la ricerca punta a trovare un vaccino in grado di combatte l’AIDS, ma “è un traguardo ancora lontano, mentre dal punto di vista terapeutico sono stati fatti passi enormi: la terapia antrivetrovirale – che consiste in una combinazione di farmaci – pur non uccidendo il virus dell’HIV, ne blocca la replicazione evitandone moltiplicazione, riducendo carica virale e conseguentemente evitando la distruzione del sistema immunitario”, ha concluso il professore.
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