Da diverso tempo si sente più parlare di medicina ‘sartoriale’ e ‘personalizzata’ in base alle caratteristiche del paziente.
La medicina di genere è l’ultima frontiera di questa scienza medica così ‘tailor-made’ da poter rivoluzionare l’approccio alla cura, nei prossimi dieci anni, a seconda che il paziente sia uomo, donna o bambino.
Le differenze fisiologiche tra uomini e donne, infatti, si intrecciano con quelle dell’età e dello stile di vita per determinare e scegliere terapie efficaci ed adeguate, tanto è vero che anche i sintomi di patologie e disturbi possono presentarsi in modo diverso nei due sessi.
Ne ha parlato in un’intervista la dottoressa Patrizia Presbitero, Senior Consultant dell’unità di Cardiologia clinica e interventistica di Humanitas, identificando alcuni ambiti clinici in cui le differenze tra uomo e donna sono più marcate.
Donne e uomini: un cuore differente
Uno degli ambiti in cui uomini e donne si differenziano maggiormente è quello delle malattie cardiovascolari. Dagli anni ’70 al 2000, ad esempio, la mortalità per infarto e ictus è diminuita in modo importante nell’uomo, che si è dimostrato molto reattivo alle numerose campagne di prevenzione, mentre sette donne su dieci sono convinte che l’infarto non le riguardi, sebbene dopo i 50 anni le malattie cardiovascolari siano la prima causa di morte nel “gentil sesso”.
Anche i sintomi dell’infarto nelle donne si rivelano atipici e inoltre sono più soggette a complicanze gravi come aritmie maligne, rotture e dissezioni coronariche.
“Quando ha un infarto la donna spesso non ha gli stessi sintomi dell’uomo – ha spiegato la professoressa -: spesso la donna non ha il tipico dolore cardiaco. Possono invece esserci dei sintomi atipici come pallore, fiacchezza e astenia, motivo per il quale l’infarto viene riconosciuto e trattato tardivamente rispetto a quello maschile. L’età di insorgenza è inoltre più elevata rispetto all’uomo, perché fino alla menopausa c’è l’effetto protettivo degli estrogeni”.
L’osteoporosi: non solo un problema femminile
L’ osteoporosi non è solo un problema solo femminile, come spesso si crede: colpisce anche gli uomini ma compare tardi e in modo più subdolo. “Come per le donne, il tasso di mortalità dopo una frattura di femore aumenta con l’età ed è maggiore nei dodici mesi dopo l’evento – ha spiegato la specialista -. Nei primi sei mesi, il rischio di decesso negli uomini è circa doppio rispetto a quello delle donne della stessa età: gli uomini hanno più probabilità di riportare conseguenze gravi o fatali”.
Generi e sport: donne più a rischio di infortuni
Uomini e donne hanno una suscettibilità diversa anche agli infortuni sportivi. Ad esempio, la lesione del legamento crociato anteriore è molto più frequente nelle atlete, così come le giovani sportive sono più predisposte a traumi distorsivi a causa di una maggiore lassività dei legamenti, che in certi momenti è più evidente a causa delle fluttuazioni ormonali. L’organismo femminile, insomma, richiede forme di allenamento e di prevenzione dei rischi differenti rispetto agli atleti di sesso maschile.
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