Il nodulo tiroideo è una delle più comuni patologie della tiroide.
Interessa soprattutto le donne e, generalmente, si tratta di una patologia benigna. Come possiamo, però, capire se ne siamo affetti?
Approfondiamo l’argomento con il professor Andrea Lania, Responsabile dell’Unità di Endocrinologia e Diabetologia di Humanitas e docente di Humanitas University.
Nodulo tiroideo: i campanelli di allarme
Di norma il nodulo alla tiroide è silente e la sua scoperta avviene per caso. Tuttavia vi sono dei segnali che possono indurre il sospetto della presenza di un nodulo tiroideo:
“Se un paziente lamenta difficoltà al respiro o alla deglutizione, o una sensazione di costrizione al collo, nonché se il nodulo è chiaramente visibile”, spiega il professor Lania.
“In alcuni casi, più rari, il paziente potrebbe avvertire sintomi propri all’ipertiroidismo, per esempio tachicardia, aritmia cardiaca, perdita di peso, ma anche un aumento della sudorazione e dell’appetito. Per valutare l’eventuale presenza di un nodulo tiroideo, in questi casi, si esegue un’ecografia”.
Si parla di incidentalomi in riferimento a quelle nodularità riscontrate incidentalmente durante esami a cui il paziente si è sottoposto per sintomi non direttamente associati a una malattia della tiroide: “Può accadere durante un ecocolordoppler dei vasi sovraortici, o durante una risonanza magnetica della colonna vertebrale a livello cervicale. Quindi l’esistenza di un nodulo può essere individuata per caso oppure può essere sospettata attraverso l’osservazione del collo del paziente”, continua lo specialista.
Noduli tiroidei e stile di vita: c’è un legame?
L’insorgenza di un nodulo alla tiroide potrebbe essere correlata allo stile di vita?
“No. L’unico fattore di rischio associato allo stile di vita è un’alimentazione con un consumo quasi esclusivo di brassicacee (dunque cavoli, cavolfiori e ortaggi della medesima famiglia), ma è un’ipotesi molto difficile se si prende in considerazione la dieta abitualmente seguita in Italia.
In Italia vi è tuttavia un’endemia gozzigena a causa di una carenza di iodio, elemento indispensabile per un corretto funzionamento della tiroide, che può essere lieve o moderata. Dunque è opportuno che si apporti tramite l’alimentazione un corretto apporto di iodio, per esempio utilizzando il sale iodato. Assumere iodio è ancora più importante in alcune situazioni specifiche, per esempio la gravidanza”, approfondisce il professor Lania.
Noduli tiroidei: diagnosi e monitoraggio
“A seguito della valutazione dello stato funzionale della ghiandola tiroidea, si decide se continuare con l’esame citologico del nodulo attraverso agoaspirazione per valutare l’eventuale presenza di un carcinoma tiroideo. L’indicazione circa la necessità di questo approfondimento è determinata dalle caratteristiche ecografiche del nodulo e in base alla presenza o meno di fattori di rischio specifici, per esempio una pregressa irradiazione al collo.
In caso, invece, il nodulo alla tiroide sia mitologicamente o ecograficamente benigno e le sue dimensioni non siano tali da implicare una compressione tracheale o esofagea, si ritiene sufficiente un controllo tramite ecografia per monitorare eventuali cambiamenti di dimensione del nodulo, con cadenza non inferiore a un anno”.
Noduli tiroidei: come si curano?
“Non è possibile prevenire la crescita del nodulo tramite terapie mediche, che vengono abitualmente prescritte solamente in caso di disfunzione tiroidea. In caso siano presenti noduli di dimensioni particolarmente elevate, correlati a una sintomatologia compressiva, o in caso l’esito citologico per neoplasia tiroidea sia stato positivo, è opportuno l’intervento chirurgico.
Invece, in caso di un nodulo iperfunzionante, dunque associato a ipertiroidismo, si può valutare se optare per l’intervento chirurgico o, in alternativa, per il trattamento radiometabolico con iodio”, conclude il professor Lania.
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