La sincope è una perdita transitoria di coscienza; un evento che può lasciare chi ne viene colpito solo frastornato oppure essere la spia di disturbi gravi, potenzialmente letali. Non è un’evenienza rara, considerato che quasi metà della popolazione sperimenta la sincope una volta nella vita.
È dunque fondamentale che di fronte a un paziente con una sincope, il medico del Pronto Soccorso abbia gli strumenti giusti per distinguere rapidamente la gravità della situazione e trattarla di conseguenza. Fanno fronte a questa esigenza le nuove linee guida 2018 per la diagnosi e la gestione della sincope, recentemente pubblicate a cura della Società Europea di Cardiologia, ESC (European Society of Cardiology) sulla rivista European Heart Journal.
Il ruolo di Humanitas nella stesura delle linee guida
La precedente edizione risale al 2009 e le basi delle nuove linee guida sono state poste da Humanitas nel 2013, grazie all’organizzazione di un convegno internazionale sulla gestione della sincope al quale hanno preso parte i maggiori esperti mondiali. Gli specialisti hanno tratto dalla discussione due importanti lavori scientifici cosiddetti di consensus, contenenti le conclusioni da loro condivise, che hanno poi fornito l’ossatura delle nuove linee guida relativamente al problema della stratificazione del rischio.
A coordinare entrambi i lavori il professor Raffaello Furlan, Responsabile di Clinica Medica in Humanitas e docente di Humanitas University.
La stratificazione del rischio
Come spiega il prof. Furlan: “La prima novità, importantissima, di queste linee guida è proprio la stratificazione del rischio: vengono distinti subito i pazienti a basso rischio, da dimettere in tranquillità, da quelli a rischio intermedio e alto, che non sono più come prima automaticamente ricoverati, ma ulteriormente seguiti con un monitoraggio per 24-48 ore e, a seconda degli elementi emersi, possibilmente dimessi in modo protetto, ossia con controlli predisposti a 5-7 giorni dall’evento, in alternativa al ricovero che per il paziente è comunque faticoso e che si punta a limitare ai casi strettamente necessari”.
Si tratta dunque di diagnosticare e gestire la sincope con precisione, senza sopravvalutarla, per non forzare il ricovero o esporre il paziente a troppi accertamenti inutili, né sottovalutarla, avendo ben chiaro quando può portare a morte.
Il ruolo del sistema nervoso autonomo
“C’è un secondo elemento chiave assolutamente nuovo, rappresentato dal recepimento del ruolo centrale del sistema nervoso autonomo, in quanto regolatore del buon funzionamento del cuore e dei vasi arteriosi nella problematica della sincope. Tanto che per la prima volta le linee guida ESC prescrivono diversi test sull’attività nervosa simpatica, test che noi eseguiamo già da tempo”, prosegue il professor Furlan.
Questo secondo elemento rispecchia la poliedricità della sincope: che sia un sintomo o un episodio, la sua genesi è complessa e variegata. La squadra di specialisti che ha redatto le nuove linee guida è infatti fortemente multidisciplinare: oltre ai cardiologi comprende elettrofisiologi, neurologi, internisti, geriatri e medici che lavorano nelle emergenze.
Infatti, un terzo capitolo delle linee guida, già accennato nella versione precedente ma ora maggiormente valorizzato, riguarda l’importanza delle Unità sincopi e sottolinea la necessità di un’organizzazione funzionale trasversale che sia un vero team polispecialistico, come quello attivo in Humanitas che vede il contributo diretto dei professionisti.
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