“Liquid biopsy by prostate-derived tumor cells enriched from seminal fluid: the semen prostate cancer tumor elements (SPECTRE) project”: questo il titolo dello studio recentemente presentato a San Francisco in occasione del Congresso annuale dell’American Urological Association’s (AUA 2018, 18-21 maggio) e pubblicato in forma di abstract sul Journal of Urology. Lo studio è stato coordinato dal professor Giorgio Guazzoni, Responsabile di Urologia e Andrologia in Humanitas e dal dottor Massimo Lazzeri dell’Urologia Humanitas e ha coinvolto il Dipartimento di genetica del professor Stefano Duga e il Dipartimento di Anatomia Patologica diretto dal professor Massimo Roncalli.
C’è un grande interesse nei confronti dell’utilizzo della biopsia liquida per la diagnosi di una neoplasia. La biopsia liquida è una tecnica mininvasiva che ricerca nei liquidi biologici (soprattutto nel sangue) la presenza di cellule neoplastiche. Al momento però, per quanto riguarda la diagnosi primaria sebbene la biopsia liquida sia oggetto di ricerca su diversi fronti, non si ha certezza che possa sostituire la biopsia tissutale. La biopsia liquida al momento sembra poter svolgere un ruolo clinico nei pazienti con malattia metastatica che vengono sottoposti a chemioterapia per valutare la risposta ala terapia.
La biopsia su liquido seminale: la grande novità nello studio di Humanitas
Lo studio, frutto di una collaborazione multidisciplinare e translazionale fra differenti dipartimenti operanti in Humanitas, porta una grande novità sullo scenario della diagnosi del carcinoma prostatico sfruttando proprio la biopsia liquida. La biopsia prostatica rimane una procedura invasiva e necessaria per giungere a una diagnosi di tumore, si effettua per via transrettale o trans perineale e consiste in diversi prelievi di piccoli campioni di tessuto prostatico che poi vengono in seguito analizzati per verificare la presenza di cellule neoplastiche.
La grande novità, non indagata precedentemente da nessuno, sta nel fatto che il team coordinato dal prof. Guazzoni ha utilizzato il liquido seminale, prodotto per il 30-40% dalla prostata, come biopsia liquida, ipotizzando che esso possa contenere cellule neoplastiche prostatiche nei pazienti con tumore. In questo studio si è prelevato il liquido seminale di alcuni pazienti con tumore della prostata (che erano stati precedentemente sottoposti a biopsia tissutale); il liquido ha subito dapprima un sofisticato processo di purificazione per poi procedere al suo interno alla ricerca di eventuali cellule anomale di origine prostatica. L’anomalia delle cellule non significa che siano necessariamente tumorali, ma in questo caso il gruppo di lavoro sapeva che i pazienti avevano il tumore della prostata e dunque hanno confrontato “geneticamente” le cellule individuate nel liquido seminale con quelle estratte dal tumore stesso dopo l’intervento di prostatectomia radicale, verificandone la concordanza.
Le conclusioni
I risultati ottenuti sono preliminari ma molto promettenti e lo studio è stato presentato nel corso del meeting annuale degli urologi americani. L’auspicio è che la biopsia effettuata sul liquido seminale possa rivoluzionare la diagnosi di tumore della prostata, rendendola mininvasiva.
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