Il mal di schiena è un disturbo comune, si pensi che ne hanno sofferto almeno una volta 8 italiani su 10. Proprio di mal di schiena e dei diversi tipi di dolore che possono colpire la colonna, ha parlato il dottor Stefano Respizzi, Direttore del Dipartimento di Riabilitazione e Recupero Funzionale in Humanitas, in un’intervista a Obiettivo benessere su Radio 24.
“Molti pazienti sono preoccupati dal mal di schiena, ma questo disturbo non va percepito come disabilitante, perché nella maggior parte dei casi è assolutamente gestibile. Pertanto è bene non sottovalutare i sintomi, ma senza allarmarsi”, ha sottolineato il dottor Respizzi.
Tre tipi di dolore
Innanzitutto occorre che il paziente capisca che tipo di dolore avverte, distinguiamo infatti tre tipologie di dolori alla colonna:
- Un dolore semplice, come se fosse una barra appoggiata alla schiena, localizzato dunque alla schiena, con rigidità. È un dolore muscolo-scheletrico.
- Un dolore che il paziente descrive come bruciore, calore: è un dolore di tipo neuropatico, con interessamento delle radici nervose sensitive.
- Un dolore irradiato, che dai lombi si irradia al gluteo e alla coscia, fino al piede; segnala una probabile radicolopatia, ovvero la sofferenza di una radice nervosa e potrebbe far sospettare un’ernia del disco.
Quando rivolgersi al medico?
“Se l’episodio di lombalgia si risolve spontaneamente in 3-4 giorni non necessita di accertamenti. Se invece gli episodi sono ripetuti e iniziano a essere 3 o 4 nell’arco di uno o due mesi, il disturbo sta diventando frequente e dunque è bene sottoporsi a visita medica. In prima istanza ci si può rivolgere anche al medico di medicina generale, che deciderà se indirizzare il paziente da uno specialista (fisiatra, ortopedico o neurochirurgo).
Lo specialista deciderà poi, in caso di segnali sospetti, quali accertamenti effettuare. È bene sottolineare che nella maggior parte dei casi è sufficiente una radiografia della colonna lombare; la raccomandazione arriva anche dalla Società Italiana di Radiologia, che suggerisce di non esagerare con gli esami strumentali.
In presenza di determinati sintomi, che noi specialisti chiamiamo bandiere rosse, sono invece indicati gli esami di secondo livello, come TAC e risonanza magnetica”, ha precisato il dottor Respizzi.
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