L’azione del caldo o del freddo può essere benefica nel contrastare il dolore. L’applicazione del calore genera un maggior afflusso di sangue (vasodilatazione), e dunque di ossigeno; il freddo invece induce vasocostrizione, con riduzione del microcircolo sanguigno. Quando dunque è utile ricorrere al freddo e quando al caldo?
Hanno risposto al Corriere della Sera la professoressa Daniela Lucini, responsabile della Sezione di Medicina dell’Esercizio in Humanitas e il dottor Maurizio Fornari, responsabile di Neurochirurgia in Humanitas.
“L’applicazione del caldo e del freddo dipende dalla causa che ha determinato il dolore. Se il dolore è causato da un’infezione, per esempio un ascesso a un dente, è meglio il freddo. I crampi addominali che possono manifestarsi durante il ciclo mestruale possono essere invece alleviati dal caldo, così come le contratture muscolari; per gli edemi e i gonfiori in caso di distorsione, invece, meglio il freddo”, commenta la professoressa Lucini.
Strappi, distorsioni, crampi e contratture
“A livello muscolare possono essere utili entrambe le applicazioni, ma in casi diversi: dopo un trauma da caduta è meglio il freddo. In presenza di uno strappo muscolare, il dolore è dovuto a un’infiammazione e allora va bene il freddo. Come nel caso della distorsione della caviglia, anche in questo caso l’intervento con l’applicazione del freddo deve essere tempestivo”, spiega la professoressa Lucini.
“I crampi e le contratture muscolari possono essere trattate anche con la terapia del caldo: le tensioni muscolari dovute a posture errate tenute per molto tempo, per esempio dopo aver viaggiato a lungo in auto. La cervicale o anche il mal di testa da contrazione, in cui il dolore ha origine nei muscoli di collo e spalle. Per il trattamento delle contratture muscolari ci sono due regole fondamentali e speculari: la prima è non prendere freddo. La seconda è di tenerla al caldo il più possibile. Il calore può arrivare da una maglia, una sciarpa (di seta, per l’estate) o utilizzando dei cuscinetti termici (ne esistono anche con noccioli di ciliegia da inserire in forno)”, precisa la professoressa.
Cosa fare in caso di mal di schiena?
“Quando il mal di schiena è associato a dolori muscolari, traumi, contrazioni, strappi e stiramenti, in fase acuta è indicato il trattamento con il freddo. Va bene anche una semplice borsa del ghiaccio. Il freddo riduce la tensione dei muscoli dorsali e riduce il fenomeno infiammatorio locale”, spiega il dottor Fornari.
Nel caso in cui il mal di schiena derivi dallo spostamento di una struttura portante la colonna vertebrale, occorre preferire rimedi caldi. “Lo spostamento può essere a carico di una sola vertebra (spondilolistesi) o può inserirsi in un quadro più complesso, di degenerazione dell’intera colonna (scoliosi degenerativa). All’interno delle terapie prescritte dal medico curante si può beneficiare anche dell’azione del caldo con l’applicazione di termofori, dispositivi elettromedicali che emettono calore, ma soprattutto con i bagni termali in acque calde. In quest’ultimo caso si sfrutta anche l’azione dell’acqua e con la riduzione del carico gravitazionale sulle articolazioni. Il mal di schiena può essere anche associato a una irritazione, una compressione della radice nervosa. In caso di dolore radicolare, irritativo, per trovare un po’ di sollievo va bene il caldo. Tuttavia il beneficio del caldo in caso di mal di schiena con irritazione del tronco nervoso è modesto”.
Se si è colpiti dal cosiddetto colpo della strega, “il trattamento farmacologico può essere accompagnato dalla terapia del caldo“, aggiunge il dottor Fornari.
Criochirurgia e termoablazione
L’azione del caldo e del freddo viene sfruttata anche in ambito chirurgico: “Con la criochirurgia e con la termoablazione il potere del caldo e del freddo può essere sfruttato anche all’interno della vertebra per il trattamento dei tumori metastatici della colonna. Nel primo caso si utilizzano dei gas a temperature sottozero, mentre per la termoablazione si utilizzano le radiofrequenze. Il vantaggio della criochirurgia, è che le lesioni indotte dal freddo sono visibili e identificabili con la risonanza magnetica”, conclude il dottor Fornari.
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