Dolore e bruciore, ma anche sanguinamento, fino ad arrivare al prolasso: i sintomi delle emorroidi sono diversi, così come i rimedi, che variano a seconda delle situazioni.
Ne parliamo con il professor Antonino Spinelli, Responsabile della Chirurgia del Colon e del Retto presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Che cosa sono le emorroidi?
Le emorroidi sono costituite da una fitta rete di vasi sanguigni sormontati da mucosa del retto distale e del canale anale; sono cuscinetti, responsabili in parte della continenza anale e della discriminazione del contenuto rettale. Esistono il plesso emorroidario interno, localizzato nel canale anale, e il plesso emorroidario esterno, che si trova a livello del margine anale. Quasi sempre sono le emorroidi del plesso emorroidario interno a dare disturbi.
In presenza di patologia emorroidaria, infatti, si verifica una congestione venosa dei gavoccioli emorroidari e il prolasso della mucosa ano-rettale sovrastante, con lo sviluppo di una sintomatologia che può risultare particolarmente fastidiosa per la persona.
Questa patologia non ha una vera e propria causa scatenante, ma vi sono alcuni fattori di rischio che possono predisporre il suo sviluppo. Tra questi:
- gravidanza
- passare molto tempo in piedi
- sforzi evacuatori eccessivi, spesso causati da stipsi cronica
- stile di vita particolarmente sedentario.
Emorroidi: quali sono i sintomi
Normalmente in assenza di un disturbo la presenza delle emorroidi non viene avvertita, In alcuni casi le emorroidi possono manifestarsi con sintomi quali:
- dolore anale
- bruciore anale
- perdita di gocce di sangue dopo la defecazione
- prolasso, ovvero la fuoriuscita delle emorroidi, con conseguente dolorosa e fastidiosa sensazione di prurito, umidità e ingombro.
In genere, la patologia emorroidaria viene classificata in base all’entità del prolasso:
- Primo grado, con lieve aumento della congestione emorroidaria interna senza prolasso.
- Secondo grado, con moderato aumento della congestione emorroidaria con prolasso esterno che tende a ridursi spontaneamente.
- Terzo grado, importante congestione emorroidaria con prolasso esterno che può essere ridotto solo manualmente.
- Quarto grado, con prolasso mucoemorroidario esterno non riducibile.
Nella maggior parte dei casi, la patologia emorroidaria non rappresenta un rischio per la salute, ma la sintomatologia che la accompagna può arrecare molto fastidio a chi la sviluppa. Bisogna tuttavia escludere che alcuni dei disturbi correlati si associno alla presenza di un tumore del colon-retto o di altre patologie del colon, per cui in presenza di sintomi associati a questo disturbo, specialmente sanguinamento ano-rettale, è opportuno fare riferimento allo specialista che potrebbe prescrivere una colonscopia.
Emorroidi: quali sono i rimedi?
Il trattamento della patologia emorroidaria dipende dalla durata e dall’intensità del disagio. Nella maggioranza dei casi, infatti, le emorroidi tendono a guarire da sole dopo un certo periodo.
Per il trattamento della malattia emorroidaria di primo e secondo grado in genere è sufficiente:
- bere almeno due litri di acqua al giorno
- seguire una dieta varia e ricca di frutta e verdura
- svolgere attività fisica
- regolarizzare l’intestino
Questi accorgimenti che sono utili anche per prevenire l’insorgenza di patologia emorroidaria.
In determinati casi, lo specialista può ritenere necessaria la prescrizione di farmaci flebotonici per rafforzare le pareti vascolari del plesso emorroidario o di trattamenti topici per ridurre i sintomi più fastidiosi.
Nel secondo stadio, se non vi è un miglioramento con il trattamento conservativo, possono essere adottate tecniche non chirurgiche quali la legatura elastica o le iniezioni sclerosanti, procedure eseguibili ambulatorialmente senza anestesia ma la cui efficacia è in genere parziale e transitoria.
Nella malattia emorroidaria di terzo grado sintomatica e con impatto negativo sulla qualità della vita può essere indicato un intervento chirurgico. L’intervento di emorroidectomia prevede l’asportazione delle emorroidi congeste, legando i vasi alla loro base con fili di sutura riassorbibili. L’alternativa all’intervento classico è l’emorroidopessi con dearterializzazione, che prevede la legatura del vaso alla base dell’emorroide e il riposizionamento dell’emorroide prolassata all’interno del canale anale con dei fili di sutura riassorbibili. Quest’ultimo intervento è meno doloroso dell’emorroidectomia nel post-operatorio ma espone al rischio di recidiva del prolasso. Un’altra tecnica prevede l’obliterazione, cioè la chiusura dei rami arteriosi emorroidari, con il laser e con plissettatura del prolasso.
Per il quarto grado è più indicato l’intervento tradizionale di asportazione delle emorroidi o emorroidectomia. Dopo l’asportazione dei gavoccioli emorroidari fissi all’esterno del canale anale, le ferite guariscono spontaneamente nel giro di qualche settimana. Il dolore, per alcuni giorni dopo l’intervento, può essere più intenso, ma è ben controllabile con farmaci analgesici.
Ultimo aggiornamento: Giugno 2024
Data online: Gennaio 2017
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