La disfunzione erettile è un sintomo assolutamente risolvibile mediante terapie mediche ma non è scontato che sia anche curabile. Spesso, infatti, il paziente deve assumere determinati farmaci per tutta la vita. Questo succede in particolare con pazienti in età avanzata, diabetici o con problemi neurologici. Nei pazienti in giovane età l’assunzione dei farmaci è di solito temporanea, soprattutto nei casi in cui gioca un ruolo determinante l’aspetto psicologico. Ne ha parlato il dottor Alessandro Pizzocaro, andrologo di Humanitas.
Quali cure sono disponibili per la disfunzione erettile?
Sicuramente i farmaci di prima linea, cioè gli inibitori della fosfodiesterasi quinta, che hanno rivoluzionato il campo dell’andrologia. Assumendo questi farmaci, l’erezione torna nelle stesse condizioni precedenti il problema.
Tali farmaci non provocano l’erezione ma rafforzano un meccanismo già in atto. L’erezione non è quindi artificiale, indotta dai farmaci, ma fisiologica, come avveniva prima del problema.
I farmaci di prima linea funzionano in ogni caso? Presentano effetti collaterali?
Gli inibitori della fosfodiesterasi quinta molto raramente falliscono. Tuttavia, nei casi di pazienti cardiopatici che assumono farmaci per dilatare le coronarie, come i nitroderivati, bisogna ricorrere ai cosiddetti trattamenti di seconda linea.
Quali sono i trattamenti di seconda linea?
I trattamenti di seconda linea prevedono l’utilizzo di alcuni farmaci specifici, tra cui l’Alprostadil. Si tratta di un farmaco che provoca l’erezione in modo artificiale. Si può assumere o per via intrauretrale o tramite iniezioni intracavernose, dopo uno specifico addestramento medico.
Esistono altri rimedi per la disfunzione erettile che non siano i farmaci?
Sì, ci sono i trattamenti di terza linea, come l’impianto protesico. Questi trattamenti si rendono necessari quando i precedenti non sortiscono alcun effetto e quando il paziente è altamente motivato a risolvere il suo problema. Tuttavia, l’impianto protesico nella realtà si applica molto raramente, in quanto quasi tutti i pazienti rispondono bene ai trattamenti di prima e di seconda linea.
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