Reflusso gastroesofageo per quasi 25 italiani su 100 per colpa di cattive abitudini alimentari. Tra i cibi da evitare si segnalano: cioccolato, carni grasse, tè, bevande gassate, agrumi. Sì invece a: verdura, legumi, frutta (esclusi gli agrumi), olio extravergine di oliva, pane integrale. Più colpiti gli uomini, meno “virtuosi” delle donne (assumono un numero di porzioni settimanali di “cibi aggressivi” che si aggira intorno al 37 per cento contro il 31,5 delle donne e di “cibi protettivi” del 21,9 per cento contro il 24,2 per cento delle donne).
Gli italiani assumono poca frutta e verdura e sempre meno alimenti integrali e legumi mentre aumenta l’utilizzo di bevande zuccherate e gassate soprattutto tra i più giovani, il cui stile di vita prevede anche abitudini non salutari come il fumo e l’utilizzo di alcolici e, per questi motivi, sono sempre più esposti a sovrappeso e obesità. E attenzione: se il reflusso viene sottovalutato costituisce il principale fattore di rischio per l’esofago di Barrett o il tumore esofageo. Ma come riconoscere i sintomi, spesso lievi, e come rimediare? Lo chiediamo al prof. Alessandro Repici, Responsabile di Endoscopia di Humanitas.
Come riconoscere il reflusso gastroesofageo?
Bruciori di stomaco o dietro lo sterno, acidità, rigurgito, senso di digestione lenta e faticosa. Questi sono i sintomi più evidenti e tipici del reflusso gastroesofageo, ma esistono anche quelli atipici, non sempre presenti, che si manifestano nel 15 per cento dei pazienti: tosse stizzosa, sensazione di un corpo estraneo in gola, difficoltà respiratorie, disfonia. Sono fastidiosi e si manifestano quotidianamente, provocati dalla risalita di materiale acido proveniente dallo stomaco nell’esofago dove esercita un’azione irritante che provoca dolore e infiammazione.
Quali sono le cause del reflusso esofageo?
Spesso la causa è la presenza di un’ernia iatale che causa un malfunzionamento del cardias, la valvola che si apre per far passare il cibo quando mangiamo e si chiude subito dopo che questo ha raggiunto lo stomaco. Se questa valvola si apre quando non dovrebbe, parte del cibo ingerito torna indietro, trascinando materiale acido nell’esofago.
È realistica una correlazione con le cattive abitudini alimentari?
Direi con lo stile di vita in generale. E, infatti, è in questo senso che si attua la prevenzione del reflusso gastroesofageo. Alcuni comportamenti alimentari aggravano il problema (l’assunzione di agrumi, pomodori, menta, liquirizia) o riducono ulteriormente la funzionalità del cardias (per esempio, i grassi animali) così come uno stile di vita poco sano (fumo e alcol irritano e determinano un innalzamento dell’acidità gastrica).
Quali sono i rimedi contro il reflusso gastro-esofageo?
Sostanzialmente i rimedi sono tre:
- la terapia medica
- l’intervento chirurgico
- la correzione endoscopica del cardias (questa ancora in via sperimentale, ma già utilizzata con successo e per la prima volta proprio in Humanitas).
La terapia medica si basa sull’assunzione di farmaci che bloccano la produzione di acido a livello gastrico, in modo che il materiale che ritorna in esofago non abbia caratteristiche nocive per la mucosa esofagea. Si tratta di una terapia con efficacia al 95 per cento, priva di effetti collaterali anche se i medicinali vengono assunti per lungo tempo. L’intervento chirurgico di gastroplastica laparoscopica, invece, ha l’obiettivo di ripristinare la naturale barriera anti-reflusso a livello del cardias. Ma attenzione: viene eseguito nei centri che, come Humanitas, hanno un’elevata esperienza di chirurgia laparoscopica. La sua efficacia è pari all’85 per cento.
La correzione endoscopica del cardias mira a ristabilire un funzionamento corretto del cardias utilizzando suturatrici particolari e innovative, introdotte per via orale sotto guida endoscopica, che ricostruiscono la naturale barriera anti-reflusso in modo simile alla chirurgia, con risultati equiparabili, ma con un intervento più veloce, con meno complicanze e una migliore tolleranza dei pazienti, che recuperano più velocemente. In futuro, sarà, quindi applicata con indicazioni più ampie rispetto alla chirurgia, che, comunque, rimane la prima scelta in casi di Esofago di Barret o tumore esofageo.
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