In Italia circa duecentomila persone all’anno vengono colpite da un ictus, che rappresenta così la terza causa di mortalità e la prima di invalidità. In caso di ictus un intervento tempestivo e specializzato è fondamentale. Ad affermarlo, il professor Giulio Maira, ospite in studio a Medicina 33 su Rai Due, lo scorso lunedì 18 luglio.
Che cos’è l’ictus?
L’ictus (anche detto stroke) è la comparsa improvvisa di segni neurologici invalidanti: il paziente d’un tratto non vede, non muove un braccio o non parla più, a seconda della sede di localizzazione dell’ictus.
Possiamo distinguere due classi: l’ictus ischemico, dovuto alla mancanza di un apporto di sangue al cervello (come trombosi o embolia) e l’ictus emorragico, causato per esempio dalla rottura di una malformazione vascolare o dalla rottura di un vaso normale in pazienti anziani aterosclerotici e ipertesi. L’ictus ischemico ha una prevalenza maggiore, con l’80% dei casi.
I vantaggi di un intervento rapido
Come ha raccontato il prof. Maira, i neurochirurghi usano dire che “Time is brain”, ovvero che un intervento tempestivo protegge il cervello. Vi sono due modalità di intervento: in caso di trombosi di un grosso vaso si procede con terapia trombolitica oppure si disostruisce il trombo per via endovascolare.
È fondamentale che il paziente si rivolga a un centro specializzato, al fine di avere a disposizione tutte le possibilità di trattamento, sia esso chirurgico o endovascolare, a seconda della tipologia dell’ictus.
Quali novità nella chirurgia?
In presenza di ictus ischemico sono possibili interventi di rivascolarizzazione, cui il paziente viene sottoposto quando le condizioni si sono stabilizzate, che permettono – migliorando l’apporto di sangue al cervello – di far recuperare quelle aree non funzionanti.
Un valido aiuto arriva poi dalla ricerca in ambito genetico: acquisire maggiori conscenze in questo campo permette di studiare strategie sempre più efficaci.
Guarda l’intervista completa al prof. Maira qui, dal minuto 00.04.29
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