In caso di aneurisma dell’aorta addominale si ricorre a intervento chirurgico, il cui obiettivo è impedire la rottura dell’aneurisma perché la sola terapia medica non è sufficiente. Come spiega il professor Efrem Civilini, Responsabile di Chirurgia vascolare I in Humanitas, l’intervento può essere di tipo tradizionale o di tipo endovascolare.
Tradizionalmente, lo scopo della riparazione è la sostituzione dell’aorta malata con un tubo sintetico che viene tagliato, sagomato e modellato a seconda dell’anatomia del paziente e dunque suturato a monte e a valle dell’aorta sana.
La metodica mininvasiva
Negli ultimi vent’anni è stata sviluppata una nuova tecnologia che consente di curare l’aneurisma con una metodica mininvasiva, cioè senza dover aprire la pancia. Un’endoprotesi viene inserita in un tubo delle dimensioni di una penna e introdotta da un accesso periferico, come l’inguine. Il sistema viene poi montato nel corpo in modo che si adatti all’anatomia del paziente.
Cosa succede dopo l’intervento?
Il paziente riprende una qualità di vita pressoché normale, senza limitazioni significative. A prescindere dal tipo di intervento cui il paziente si è sottoposto, è doveroso un controllo della salute dell’aorta, in genere condotto mediante un’ecografia dell’addome. In caso di impianto di endoprotesi i controlli saranno più costanti al fine di verificare la corretta posizione nel tempo e prevenire eventuali cedimenti.
Visite ed esami
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici