I disturbi a carico della colonna sono ben diversi da quelli dell’anca, eppure non sempre è facile distinguerli. Come ci spiega il dottor Riccardo Ruggeri, Ortopedia dell’anca e protesica di Humanitas, un dolore che parte dall’inguine è in genere riconducibile a un disturbo dell’anca, mentre se il dolore è localizzato dall’ombelico in su, più comunemente riguarda la colonna vertebrale. Non sempre però la distinzione è immediata, soprattutto da parte del paziente.
Quali sono i sintomi?
Un disturbo dell’anca può manifestarsi tipicamente con un dolore anteriore che parte dall’inguine e si irradia per tutta la gamba fino al ginocchio, posteriore al gluteo oppure laterale sul gran trocantere. Il dolore è più intenso la mattina appena scesi dal letto oppure dopo un periodo di riposo, per esempio in poltrona; con il trascorrere della giornata, camminando o svolgendo semplici attività, può migliorare. Al dolore si affianca una riduzione della capacità di movimento a livello dell’articolazione dell’anca.
Se il problema è alla schiena, il dolore è localizzato più in alto, a livello della colonna lombare e può irradiarsi alla vita o per tutta la gamba, superando il ginocchio e arrivando talvolta fino al piede. Il paziente, soprattutto se più anziano, può soffrire di claudicatio intermittens, per cui fatica a camminare in maniera fluida e continuativa e si vede costretto a fermarsi dopo brevissimi tratti, riposarsi e poi ripartire.
Entrambi i disturbi però possono essere confusi e mascherarsi a vicenda in quanto l’anca e la regione lombopelvica condividono l’innervazione. Possono dunque essere accomunati da un dolore a livello del gluteo o inguinale e da una difficoltà a camminare; tali disturbi fanno sì che spesso il paziente pensi di avere solo un problema all’anca, quando invece la deambulazione è compromessa a causa per esempio di una stenosi lombare.
Quali sono le cause?
Se il dolore è all’anca, la causa più comune è l’artrosi (coxoartrosi), l’origine potrebbe però risiedere anche in una necrosi vascolare asettica oppure in un conflitto femoro-acetabolare più tipico nei giovani sportivi.
Nel caso della colonna, invece, le cause più frequenti sono le patologie del disco intervertebrale, la stenosi lombare associata a spondilolisi e spondilolistesi.
Come si effettua la diagnosi?
La visita specialistica è il passaggio chiave per differenziare i due ambiti. Sono fondamentali la radiografia del bacino e della colonna vertebrale ed eventualmente, su indicazione dello specialista, una risonanza magnetica. La visita si avvale oltre che di test specifici anche di alcuni esami per valutare la forza e i riflessi e comprendere il livello e la portata del disturbo.
Quali sono le opzioni terapeutiche?
Per quanto riguarda l’anca, in presenza di coxoartrosi o necrosi vascolare asettica, l’unica soluzione è l’intervento chirurgico protesico, nel caso di conflitto femoroacetabolare si può considerare un intervento chirurgico conservativo artroscopico. L’assunzione di farmaci antinfiammatori può aiutare a ridurre il dolore, così come la perdita di eventuali chili di troppo che gravano sull’articolazione e rendono ulteriormente faticosi i movimenti.
Non tutti i disturbi alla colonna vertebrale invece prevedono direttamente la risoluzione per via chirurgica. Lo specialista di fiducia (neurochirurgoortopedico) saprà indicare quali benefici si possono ottenere con un trattamento conservativo. In caso di una coesistenza dei problemi è consigliabile prima procedere a trattare chirurgicamente la patologia all’anca e successivamente rivalutare quella alla colonna che potrebbe esser migliorata.
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