Si è svolta a Catania il 28 e 29 settembre la 4a edizione del congresso internazionale organizzato da Humanitas Centro Catanese di Oncologia presso Villa Scammacca. Dopo i congressi degli anni passati dedicati alle patologie tumorali della mammella, del polmone e del colon-retto, quest’anno il Centro ha lanciato la sua sfida ad uno dei tumori più maligni, quello del pancreas. Una neoplasia a sempre maggiore incidenza, che, pur restando di difficile cura, ora può essere affrontata con tecniche chirurgiche sempre più efficaci e nuovi farmaci “intelligenti”.Nelle due giornate di studio – organizzate dal dott. Maurizio Chiarenza, co-responsabile dell’Unità Operativa di Oncologia Medica di Humanitas Centro Catanese di Oncologia, e dal dott. Sebastiano Mongiovì, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Addominale – si sono confrontati alcuni tra i più importanti specialisti a livello nazionale ed internazionale. Tra questi il prof. Paolo Pederzoli, del Policlinico di Verona, punto di riferimento nazionale e mondiale nella chirurgia pancreatica, che terrà una lettura magistrale sullo stato dell’arte della diagnosi nelle neoplasie esocrine del pancreas. Insieme a lui Michael L. Kendrick della Mayo Clinic (Stati Uniti), Philippe Lasser dell’Istituto Gustave Roussy di Villejuif (Francia) e gli esperti italiani dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano e Giuseppe Zamboni dell’Ospedale Negrar di Verona, che si sono alternati agli specialisti catanesi. La presidenza onoraria del convegno è stata affidata a Gianni Ravasi, Direttore Scientifico di Humanitas Centro Catanese di Oncologia.
Il tumore del pancreas: il ‘big killer’ del mondo occidentale
Raro (ha un’incidenza del 5% sulla popolazione) ma mortale (solo il 5% dei pazienti operati può sperare oggi nella guarigione), è considerato un vero e proprio “big killer”, la quarta causa di morte per tumore nel mondo occidentale. Colpisce maggiormente il sesso maschile e la popolazione anziana. Il diabete è considerato uno dei fattori di rischio principali, soprattutto se insorto all’improvviso e in soggetti che non hanno familiarità.
In particolare, la maggiore diffusione del cancro pancreatico nei Paesi con elevati livelli socio-economici può essere correlata a una dieta ricca di grassi animali e povera di fibre, verdura, frutta e cereali e alla ridotta assunzione di calcio. Come per tutti i tumori dell’apparato digerente, un’alimentazione ricca di frutta, verdure e fibre, unita alla riduzione di grasso, alcolici e tabacco, sembra essere il migliore strumento di prevenzione.
“Negli ultimi decenni l’incidenza del tumore del pancreas è sensibilmente aumentata – spiega il dott. Maurizio Chiarenza, co-responsabile dell’Unità Operativa di Oncologia Medica di Humanitas Centro Catanese di Oncologia – , sia in seguito al miglioramento delle tecniche diagnostiche sia per un aumento generalizzato dell’età media. Fino a qualche tempo fa il paziente affetto da tumore del pancreas era quasi sempre considerato inoperabile. Oggi invece, grazie a farmaci più mirati e a tecniche chirurgiche più avanzate le chances sono aumentate”.
Come affrontare il tumore al pancreas
Le modalità terapeutiche sono diverse, ma la chirurgia rappresenta oggi il solo mezzo in grado di offrire una possibilità di guarigione. “Con il miglioramento delle tecniche chirurgiche – spiega il dott. Sebastiano Mongiovì – la sopravvivenza a 5 anni è salita dal 5% anche fino al 20%, se il tumore viene operato ad un primo stadio. La tipologia di intervento dipende dalla sede del tumore all’interno dell’organo. La duodeno-cefalopancreasectomia prevede l’asportazione della ‘testa’ del pancreas, del duodeno e della via biliare, insieme a tutti i linfonodi regionali. Altri interventi prevedono l’asportazione della sola ‘coda’ del pancreas o dell’organo completo. In caso di diffusione del tumore, alla resezione può essere associata della radioterapia intraoperatoria”.
Oltre alla chirurgia, la chemioterapia con farmaci antiblastici sia in fase preoperatoria (neoadiuvante) sia in fase postoperatoria può essere un trattamento alternativo.
“Il futuro delle nuove terapie – spiega il dott. Chiarenza – sono i farmaci ‘mirati’, o la cosiddetta ‘target therapy’. Mentre la chemioterapia colpisce tutte le cellule, questi nuovi farmaci sono ‘intelligenti’: agiscono direttamente su sostanze che sono presenti in modo abnorme nella cellula tumorale e che ne favoriscono il rapido sviluppo. In questo modo vengono colpite solo le cellule malate, con un maggiore aumento della risposta ed una più bassa tossicità”.
Nel 75% dei casi lo stadio della neoplasia al momento della diagnosi è già in fase così avanzata che sono possibili solo provvedimenti palliativi. Il loro scopo è eliminare i sintomi che rendono difficile una normale vita del paziente. “L’infiltrazione tumorale dello stomaco o del duodeno che impedisce la normale alimentazione – spiega il dott. Mongiovì – può essere superata con un by-pass chirurgico. L’ittero invece può essere alleviato o mediante un intervento chirurgico (anastomosi bilio-digestiva) o mediante un drenaggio endoscopico o percutaneo”. Anche il dolore, spesso presente e di grande intensità nella fase avanzata della malattia, oggi viene controllato in modo sempre più efficace grazie ad un nuovo approccio antalgico supportato dai nuovi farmaci.
A cura di Laura Capardoni
Nella foto, Humanitas Centro Catanese di Oncologia
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