L’attività di un moderno laboratorio di analisi cliniche passa, spesso, inosservata. Eppure, parallelamente a quel frenetico andirivieni di provette, si possono generare importanti interazioni tra diverse discipline: dalla biochimica alla genetica, dalle tecnologie diagnostiche ai sistemi informativi. E così si crea un’occasione unica per condurre ricerche fondamentali per l’affinamento delle metodologie utilizzate e per la predisposizione di nuovi strumenti di analisi, che diventano sempre più veloci e sofisticati. Tutto ciò senza tralasciare l’enorme lavoro di routine necessario a sostenere le attività cliniche, interne ed esterne, di un grande ospedale.
“Attualmente il nostro laboratorio sviluppa ogni giorno esami per circa 1.300 pazienti, con punte di 1.500 – spiega il dottor Alessandro Montanelli, responsabile del Laboratorio di Analisi Cliniche di Humanitas -. Abbiamo concluso il 2007 con oltre 2 milioni e mezzo di esami refertati, ai quali vanno aggiunti un altro 20/25 per cento di test di verifica, che vengono eseguiti esclusivamente per mantenere ad alti livelli le prestazioni dei nostri dispositivi.
Noi siamo in grado di condurre oltre 750 esami differenti e abbiamo appena implementato un sistema informativo di ultima generazione che si occupa della gestione delle attività. Eppure, oltre al notevole impegno quotidiano, che il personale del laboratorio affronta con grande professionalità e passione, siamo convinti che sia necessario mantenere vivo l’aspetto della ricerca scientifica e tecnologica”.
Gli obiettivi di questo impegno scientifico sono indirizzati soprattutto al miglioramento dell’accuratezza, della specificità e della velocità dei test esistenti, come chiarisce il dott. Montanelli: “Precisione e rapidità, oggi, possono veramente fare la differenza. Per offrire, ad esempio, una diagnosi sempre più precoce, che può incidere sull’efficacia delle terapie, oppure per fornire risposte in tempo reale, mentre il paziente magari è ancora in sala operatoria. Inoltre, il progresso in questo settore ci consente di dare dati accurati sulle condizioni di salute di una persona, con metodologie che sono sempre meno invasive”.
Nuovi strumenti per la salute dei reni
Una degli ambiti sul quale il gruppo del dott. Montanelli è particolarmente impegnato è quello dell’insufficienza renale, un problema che affligge circa 5 milioni di italiani, 50mila dei quali sono costretti a vivere in dialisi e 18mila sopravvivono grazie a un trapianto d’organo. Una patologia che, tra l’altro, impegna circa il 3 per cento delle risorse sanitarie nazionali e che, secondo gli esperti della Società italiana di Nefrologia, potrebbe essere contenuta soprattutto con la prevenzione e la diagnosi precoce. “Si tratta certamente di un fenomeno che ha un notevole impatto sociale – racconta Montanelli -, di una malattia che tende a cronicizzare, portando danni anche ad altri distretti dell’organismo. Per questo stiamo lavorando per affinare nuovi strumenti diagnostici. In particolare stiamo collaborando con un’Azienda italiana per ottenere il riconoscimento dell’FDA americana a favore di reagenti per una nuova procedura, basata sugli enzimi, per il dosaggio della creatinina, una sostanza prodotta dalla normale attività muscolare, che dovrebbe essere filtrata ed eliminata, e la cui presenza nel siero è considerata uno dei principali parametri per la valutazione della funzionalità dei reni”.
Un altro test in fase di sviluppo riguarda la Cistatina C, un prodotto di scarto dell’attività cellulare: “La presenza della Cistatina C, da sola o assieme alla creatinina, analizzata con particolari algoritmi di calcolo ci consente di avere una fotografia sempre più precisa della funzionalità renale. Inoltre, abbiamo posto particolare attenzione ai livelli di sensibilità della microlbuminuria, un esame in grado di valutare il dosaggio, cioè la presenza, anche in quote veramente infinitesimali, di albumina nelle urine. È un segnale importante di un danno glomerulare in fase precoce. Ma, soprattutto, è un test che ci consente di monitorare con accuratezza la progressione della malattia o la sua effettiva regressione durante la terapia”.
Di Carlo Falciola
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