Per la prima volta è stato dimostrato il legame diretto fra oncogeni e infiammazione in un tumore umano, il carcinoma papillare della tiroide: è il risultato di uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori italiani e pubblicato in questi giorni sulla prestigiosa rivista scientifica Proceeding National Academy of Science, organo ufficiale dell’Accademia delle Scienze Americana.
La scoperta è di fondamentale importanza ed apre importanti possibilità nella lotta al cancro: consentirà di studiare sia marcatori molecolari utili per monitorare i pazienti, sia bersagli in grado di fermare l’infiammazione, mettendo a punto nuove terapie.
Lo studio è frutto della collaborazione fra due team di ricercatori coordinati rispettivamente dal dott. Marco Pierotti dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori e dal prof. Alberto Mantovani dell’Istituto Clinico Humanitas – IRCCS. La ricerca, alla quale ha collaborato il prof. Andrew Fischer dell’Università del Massachusetts, ha coinvolto anche l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e l’Università degli Studi di Milano, ed è stata condotta con il sostegno dell’AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
La ricerca è stata effettuata proprio sul carcinoma papillare della tiroide, tumore frequente che colpisce in maggioranza le donne, perché entrambi i gruppi di ricerca coinvolti vantano in questo ambito una forte esperienza: il prof. Alberto Mantovani ha studiato il micro-ambiente infiammatorio di questo tumore, mentre il gruppo del dott. Marco Pierotti ha isolato diversi oncogeni e ha fornito elementi utili per la diagnosi molecolare di questo istotipo tumorale.
“Nel carcinoma papillare della tiroide – sottolineano il dott. Marco Pierotti e il prof. Alberto Mantovani – si verifica di frequente un evento che in gergo definiamo di ‘riarrangiamento di geni’, di per sé sufficiente a causare l’insorgenza del cancro. Ci siamo chiesti quale relazione ci fosse tra questo evento e l’infiammazione. E abbiamo scoperto che il gene riarrangiato (RET/PTC) attiva nelle cellule tiroide un programma infiammatorio, presente ai massimi livelli nei tumori che causano metastasi linfonodali. Dunque tra l’oncogene e l’infiammazione esiste un nesso diretto”.
Nel Dipartimento dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano diretto dal dott. Pierotti lo studio è stato condotto dalla dott.ssa Maria Grazia Borrello, da lungo tempo impegnata in ricerche clinico-funzionali sul gene RET.
“E’ noto da tempo che tra infiammazione e cancro esiste un duplice rapporto – spiega il prof. Alberto Mantovani, immunologo dell’Istituto Clinico Humanitas – IRCCS e dell’Università degli Studi di Milano -. Da una parte infatti alcune forme di infiammazione in determinati organi favoriscono la nascita di un tumore, malattia dovuta ad alterazioni genetiche; dall’altra un tumore, indipendentemente dal fatto che sia stato o meno concausato da un’infiammazione precedente, per svilupparsi crea un ambiente infiammatorio. Fino ad oggi non si conosceva il nesso fra gli eventi genetici che causano cancro e la costruzione del micro-ambiente infiammatorio che aiuta il tumore a svilupparsi. La scoperta del legame diretto fra oncogene e infiammazione apre ampi spiragli alla possibilità che qualche molecola legata all’infiammazione possa diventare un marker utile per monitorare i pazienti, o possa essere il bersaglio che permette di fermare lo sviluppo del tumore, aprendo la strada a nuove terapie”.
Uno dei componenti di questa risposta infiammatoria è un recettore per chemochine, del quale il prof. Mantovani e diversi altri gruppi di ricerca in tutto il mondo stanno studiando i possibili inibitori: questa scoperta è un forte incoraggiamento a verificare se tali inibitori abbiano effettivamente un potenziale anticancro.
“Il nostro laboratorio – dice il dott. Marco Pierotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei Tumori – studia da molti anni le basi molecolari dei tumori tiroidei. In questo ambito, in collaborazione con il gruppo di Napoli dei professori Vecchio e Fusco, abbiamo isolato il primo oncogene (RET/PTC). Quest’ultimo studio ne ha rivelato la capacità non solo di trasformare le cellule normali (tireociti umani) in cui era stato inserito, ma anche di indurre l’espressione di geni coinvolti nel processo infiammatorio e di invasione tumorale. La ricerca è stata condotta con una metodologia avanzata che consente l’analisi, nelle diverse cellule e tessuti, dell’espressione di circa 30.000 geni che dirigono i diversi processi cellulari normali e patologici, quali il cancro o l’infiammazione. Questi risultati sono stati poi confermati utilizzando frammenti chirurgici di tumori di pazienti affetti da carcinoma della tiroide”.
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