La cura emodialittica, cioè la pulizia del sangue che viene effettuata grazie a sofisticate macchine in ricoveri diurni della durata media di 4 ore, obbliga il paziente affetto da insufficienza renale a una serie di limiti e ad un tipo di cura i cui effetti si riflettono anche nel suo ambito familiare e sociale, oltre che sulla sua persona dal punto di vista fisico e psicologico. “Cassiopea è il nome di un progetto innovativo – spiega il Segretario Generale della Fondazione Humanitas, Giuliana Bossi Rocca – strutturato dalla Fondazione in modo organico e continuativo a favore dei pazienti del reparto di Dialisi e delle loro famiglie, per aiutarli a superare i problemi di carattere psicologico, pratico e sociale. A questo scopo, nell’ambito dell’Unità Operativa di Dialisi, sono presenti con orari fissi settimanali una psicologa e un’assistente sociale che sostengono i pazienti e i loro familiari attraverso un consulto personalizzato. A queste figure professionali, si affiancano quotidianamente i volontari della Fondazione che hanno seguito un corso di formazione specialistico proprio per essere attivi al meglio in quest’area”.
Come spiega la volontaria Marisa Ferro, “non è facile comprendere il tipo di patologia e le reazioni delle persone che ne sono affette. Spesso si chiudono in se stesse e tutto si complica ancora di più. Con il tempo e la quotidiana frequentazione si superano queste difficoltà, si stabiliscono con i volontari rapporti di confidenza e di amicizia molto speciali. Conosciamo le loro storie personali e li seguiamo nel tempo. Se manchiamo ci cercano e per questo ormai ci sentiamo importanti nella loro vita. Il nostro ruolo è quello di aiutarli a trascorrere il tempo della cura con serenità e ad acquisire il più possibile familiarità con la struttura ospedaliera che li accoglie”.
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