La retinopatia diabetica è la prima causa di cecità tra le persone dai 24 ai 64 anni di età, ed è la più importante conseguenza del diabete mellito, con gravi implicazioni economiche e sociali visto che colpisce una così larga fascia di popolazione attiva dal punto di vista lavorativo. Sebbene oggi, grazie all’utilizzo dell’insulina e al miglioramento della qualità del controllo metabolico, sia aumentata l’aspettativa di vita di queste persone, tuttavia parallelamente sono aumentate le complicanze vascolari. Si stima che il 25% della popolazione diabetica presenti una forma minima di retinopatia diabetica, mentre solo il 5% presenta complicanze più gravi come la retinopatia diabetica proliferante. Ne parliamo con il dott. Rosario Urso, specialista dell’équipe diretta dal dott. Paolo Vinciguerra, responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica di Humanitas.
Come si può prevenire?
“Per prevenire la cecità da diabete – spiega il dott. Urso – è importante tenere sotto controllo il livello di glucosio nel sangue, che dev’essere uguale o minore di 120 mg/dl. Inoltre è necessario controllare la quantità degli zuccheri legata all’emoglobina (emoglobina glicosilata) che è indice dell’andamento medio della glicemia negli ultimi 3 mesi. Infine è bene monitorare gli organi bersaglio del diabete mellito, come l’occhio, il rene e primariamente l’apparato cardiovascolare”.
Quali sono le cause?
“La causa primaria di questa patologia è dovuta al diabete mellito. Tuttavia, tra i fattori che condizionano l’insorgenza della retinopatia diabetica, è molto importante la durata della malattia. Infatti, immediatamente dopo la diagnosi di diabete mellito, la retinopatia diabetica è assente; dopo 7 anni è presente nel 50% dei casi, mentre dopo 15/20 anni nel 90% dei casi”.
Quali sono gli esami consigliati?
“La retinopatia diabetica è facilmente diagnosticabile tramite una visita oculistica di routine – prosegue il dott. Urso – che preveda l’esame del fondo oculare. Per mezzo di un biomicroscopio si possono visualizzare le eventuali lesioni alla retina. Un altro importante esame, anche se non necessario ai fini diagnostici, è la fluorangiografia della retina. Consiste nell’iniettare nel sangue, per mezzo di una semplice iniezione nel braccio, un colorante che permette, tramite una fotografia del fondo oculare ottenuta con opportuni filtri, di visualizzare la circolazione sanguigna della retina e quindi di valutare il tipo di lesione presente e di guidare al meglio l’eventuale trattamento laser”.
Quali sono le cure oggi a disposizione?
“Un ruolo cardine nella cura della retinopatia diabetica lo ha il trattamento laser. Nel caso in cui nella retina siano presenti aree ischemiche, cioè dove non vi è una corretta perfusione sanguigna, il laser per mezzo di piccole fotocoagulazioni è in grado di normalizzare la perfusione di queste aree. In questo modo si evita la comparsa di vasi anomali che possono sanguinare e provocare complicanze più gravi, come ad esempio il distacco della retina che può portare a cecità. Il laser viene anche utilizzato per riassorbire l’eccesso di liquidi che si accumulano nella retina in alcune forme di retinopatia diabetica.
Quando si deve ricorrere all’intervento chirurgico?
“Le indicazioni alla chirurgia (la cosiddetta vitrectomia, cioè l’asportazione del vitreo) – spiega il dott. Vinciguerra – hanno subito un continuo sviluppo e accanto alle indicazioni classiche, come le emorragie vitreali persistenti che non tendono a riassorbirsi, i distacchi retinici trazionali, si sono aggiunte le indicazioni più recenti, in particolare le emorragie vitreali di recente insorgenza, l’edema maculare diabetico. In questi casi, come è emerso da un recente studio americano (Diabetes 2000), è importante eliminare l’impalcatura vitreale sulla quale può proliferare il tessuto fibrovascolare. Se ciò viene effettuato si verifica anche la regressione del tessuto neovascolare esistente”.
A cura di Lucia Giaculli
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