La maggior parte delle donne entra in contatto con il Papilloma virus con l’inizio della vita sessuale. Si tratta infatti di un virus molto aggressivo. “La percentuale è molto alta, si parla del 70-80% delle donne – spiega il dott. Gianluigi Bresciani –. Le infezioni da HPV sono generalmente transitorie e la maggior parte delle pazienti, circa l’85%, sviluppa le difese immunitarie adeguate e se ne libera spontaneamente nell’arco di qualche mese senza sviluppare alcuna malattia, come con le difese naturali si elimina generalmente il virus del raffreddore”.
La sua persistenza, associata ad altri fattori di rischio come il fumo di sigaretta o l’abuso di alcol, favorisce però la formazione di anomalie cellulari. “Lesioni ancora benigne, ma che possono dar luogo al tumore del collo dell’utero, l’unico tipo di tumore solido di natura virale e responsabile di quasi 2mila decessi all’anno, nonostante possa essere del tutto curabile, al 100%, se individuato in tempo. Gli ultimi studi, infatti, hanno dimostrato che l’HPV è la causa riconosciuta del 99,7% dei casi dei tumori del collo dell’utero. In pratica, tutte le donne con tumore del collo dell’utero hanno l’HPV nelle cellule del tumore”, aggiunge il ginecologo.
Le forme del Papilloma virus (HPV, Human Papilloma Virus)
Esistono più di 100 forme di Papilloma virus umani e, di questi, più di 30 tipi infettano primariamente il tratto genitale. Ogni virus è indicato con un numero. “Nel 90% dei casi – spiega il dott. Gianluigi Bresciani – i virus responsabili delle infezioni genitali sono quelli di tipo 6 e di tipo 11 che sono a basso rischio rispetto allo sviluppo di forme tumorali. Al contrario, 18 tipi di HPV (tipo 16, 18, 31, 33 i più frequenti) sono ad alto rischio perché comportano una serie di alterazioni cellulari, spesso poco o per nulla evidenti, che possono portare allo sviluppo una forma tumorale. Il 98% di quelli ad alto rischio è associato al tumore al collo dell’utero”.
Come si contrae e come si manifesta
“Come tutte le malattie sessualmente trasmesse (MST) – spiega il dottor Bresciani –, il contagio avviene principalmente attraverso il contatto con gli organi sessuali del partner. Si tratta però di un virus molto aggressivo che può trasmettersi anche, ad esempio, scambiandosi semplicemente il costume da bagno. Ma si tratta di una probabilità molto remota”.
L’infezione da Papilloma virus in alcuni casi non dà sintomi, mentre in altri si manifesta attraverso i condilomi. “Si tratta di piccole escrescenze, singole o raggruppate, pruriginose biancastre o rosa che si formano sulla superficie degli organi sessuali femminili e maschili”, aggiunge il dottor Bresciani. Esistono sostanzialmente due tipi di lesioni:
1) condilomi acuminati, detti anche “creste di gallo”. Sono sporgenze carnose con una punta rosea, ma possono assumere molteplici ramificazioni. Il virus che li causa è a basso rischio.
2) condilomi piatti: rilievi scarsamente sporgenti, rosei o biancastri. Sono quelli più facilmente associati a forme tumorali.
Entrambi possono coinvolgere l’esterno o l’interno degli organi sessuali, la zona anale e la gola.
Come eliminare i condilomi e il virus
“Si tratta di un virus in grado di resistere al sistema immunitario, per questo – spiega Gianluigi Bresciani – la semplice attesa, l’astinenza da rapporti, non è la soluzione terapeutica più indicata. Infatti, anche se il sistema immunitario alla fine riesce sempre a debellare il virus, per un periodo di solito compreso tra i 6 e i 24 mesi si è molto contagiosi. Inoltre, i condilomi a volte sono dolorosi e causa di intenso prurito”. È però possibile rimuovere le escrescenze alla radice. “Le tecniche, di chirurgia ambulatoriale, sono diverse: il laser (viene vaporizzato il condiloma con un sanguinamento minimo), l’elettrocoagulazione (per mezzo di elettrobisturi), la crioterapia (l’escrescenza viene congelata e distrutta con l’azoto liquido). Inoltre esistono pomate specifiche a base di imiquimod, un immunostimolatore che, aumentando la risposta immunitaria nella zona dove è applicata, contrasta direttamente il virus. Queste creme, però, possono essere applicate solo sulla cute e non sulla mucosa. Infine, anche in Italia si stanno sperimentando, con risultati molto promettenti, dei vaccini. Le sperimentazioni sono ancora nella fase di reclutamento della popolazione”.
Come l’HPV si manifesta nell’uomo
L’uomo quasi sempre è un portatore sano del virus, vale a dire è affetto da HPV, ma non ha nessuna lesione visibile sul pene. “Attenti comunque alle piccole puntine rossastre che sporgono sul glande, potrebbero essere condilomi causati dal Papilloma Virus”.
Gli attuali programmi di screening non garantiscono una prevenzione sufficiente
Il tumore del collo dell’utero, di cui il virus HPV è la causa certa, è una malattia dalla lenta evoluzione che può essere al 100% curabile, se scoperta in tempo. Tuttavia, si stima che in Italia ogni anno si verifichino 3500 nuovi casi di cervico-carcinoma e che siano oltre 1800 i decessi dovuti a questa forma tumorale. Come nel caso di altri paesi europei, anche in Italia il tumore del collo dell’utero è la seconda forma tumorale più comune nelle donne. Questo avviene perché i programmi di screening del collo dell’utero fanno ancora affidamento quasi totale sul tradizionale Pap Test. Quest’ultimo non è in grado di rilevare sempre la presenza del virus dell’HPV, ma solamente anomalie cellulari ed eventualmente la presenza di cellule cancerose.
Il test HPV per una migliore prevenzione
“La migliore prevenzione è sicuramente quella di attenersi a rapporti sessuali con un solo e ben conosciuto partner, evitando sia i rapporti occasionali sia il frequente cambio di partner. Il preservativo purtroppo non è totalmente in grado di prevenire il rischio di infezione, perché non impedisce completamente il contatto tra le zone genitali. C’è inoltre la possibilità di effettuare un esame mirato sia attraverso un tampone vaginale o uretrale (nell’uomo) che permette di rilevare con tecniche di amplificazione genica la presenza del virus nelle poche cellule prelevate, sia con il test HPV, indolore e praticato con il PAP test”.
Se le anomalie cellulari vengono rilevate precocemente, il trattamento preventivo ha successo nel 100% dei casi ed è stato dimostrato che combinare il Pap test ai test HPV può migliorare la precisione dello screening dall’attuale 50-70% al 99.9%.
Il vantaggi del test HPV sono dimostrati anche dal fatto che la Food and Drug Administraion (FDA), l’ente statunitense che regola, tra l’altro, la registrazione e la commercializzazione di farmaci e alimenti, ha approvato l’utilizzo del test HPV come test di screening combinato al Pap test per infezioni da HPV in donne dai 30 anni in su. Anche in Europa, alcuni paesi tra cui l’Italia, la Francia, la Germania, i Paesi Bassi e il Regno Unito stanno compiendo importanti passi in questa direzione.
Chi deve stare più attenta e ogni quanto tempo andrebbe eseguito il test?
“I rischi maggiori di sviluppare un tumore al collo dell’utero – conclude il dottor Gianluigi Bresciani – li corrono le quarantenni con infezione persistente. Soprattutto per loro la prevenzione attraverso il test HPV deve essere un momento fondamentale. Se l’esito è negativo il test andrebbe ripetuto ogni 3-5 anni, se positivo ogni 12 mesi. Una positività, però, non significa necessariamente che una donna svilupperà un cancro al collo dell’utero. Fornisce invece informazioni sui potenziali rischi e consente al medico di fare controlli più accurati”.
A cura di Marco Renato Menga
In alto un’immagine al microscopio del Papilloma Virus
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