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AUA 2015, gli urologi di Humanitas docenti e relatori del prestigioso convegno americano

Gli urologi di Humanitas tra i relatori del meeting annuale dell’American Urological Association (AUA), tenutosi dal 15 al 19 maggio a New Orleans, negli Stati Uniti. Il dott. Massimo Lazzeri e il dott. Nicolò Buffi hanno illustrato i più interessanti risultati degli studi condotti dal prof. Giorgio Guazzoni, responsabile di Urologia, e dalla sua équipe, con particolare focus sui nuovi marcatori per la diagnosi precoce del carcinoma prostatico dopo la prostatectomia, la sorveglianza attiva in pazienti con tumori della vescica recidivi e l’importanza dell’esame intraoperatorio, conosciuto con il termine inglese di “frozen section” come strumento per la diagnosi intraoperatoria.

Quali aspetti ha messo in evidenza lo studio sui nuovi marcatori?

Durante il convegno dell’American Urological Association (AUA) è stato presentato un importante studio condotto dal prof. Guazzoni e dalla sua équipe, relativo all’utilizzo di nuovi marcatori per la diagnosi precoce di una recidiva neoplastica, nei pazienti già sottoposti a intervento di prostatectomia radicale (rimozione dell’intera ghiandola prostatica). L’antigene prostatico specifico (PSA) è una proteina sintetizzata dalle cellule della prostata. In piccole concentrazioni è normalmente presente nel siero degli uomini e si può misurare attraverso un semplice esame del sangue. In alte percentuali è da ricondurre a varie patologie della prostata, quali tumori, ipertrofia prostatica e prostatiti. “Ad oggi – spiega il dott. Lazzeri – il PSA ultrasensibile è riconosciuto come lo strumento d’elezione per il monitoraggio della prostatectomia radicale, perché permette di riconoscere la ricaduta biochimica con grande anticipo rispetto al PSA standard. I nostri studi hanno portato all’individuazione di un marker ancora più preciso e affidabile: il proPSA, infatti, riesce a misurare concentrazioni nell’ordine di picogrammi, e cioè mille volte più piccole rispetto al PSA standard e ultrasensibile, che quantifica nell’ordine dei nanogrammi.

“Frozen Section”, quali aspetti sono stati affrontati durante il corso tenuto dal dott. Buffi?

Durante il convegno AUA 2015 è intervenuto il dott. Buffi, che in qualità di membro della Society of Urological Robotic Surgery ha tenuto un corso dal titolo: “Intraoperative Evaluation of Surgical Margins During Robotic Prostatectomy” (Valutazione intraoperatoria dei margini durante intervento di prostatectomia robot-assistita). L’intraoperative frozen section consiste infatti nell’analisi intraoperatoria dei margini prostatici al fine di escludere la presenza di eventuali carcinomi. Per assicurare la rimozione dell’intera massa tumorale viene rimosso anche il tessuto sano immediatamente adiacente, al fine di scongiurare eventuali recidive locali. Il rischio, però, è che tale invasività vada a compromettere i fasci vascolo-nervosi, e quindi la continenza urinaria e la potenza sessuale del paziente. “Grazie a questo strumento di diagnosi applicato già durante l’operazione – spiega il dott. Buffi – è possibile escludere o confermare la necessità di un intervento più radicale”. “Presentare questo importante strumento di diagnosi, applicato presso il reparto del Prof. Guazzoni, anche agli urologi americani – conclude il dott. Buffi – è per noi stato motivo di grande orgoglio”.

Sorveglianza attiva, quali aspetti ha messo in evidenza lo studio del dott. Hurle?

Tra i lavori presentati al congresso annuale dell’American Association of Urology, anche quello del dott. Rodolfo Hurle, consultant presso l’unità operativa di Urologia e Andrologia di Humanitas, che ha riguardato gli esiti di uno studio sulla sorveglianza attiva come alternativa alla chirurgia nei pazienti con tumori recidivi della vescica. I risultati sono incoraggianti, e confermano la validità della terapia osservazionale per il monitoraggio di questa patologia con alto tasso di recidiva. Il paziente viene sottoposto a controlli regolari, e non si interviene chirurgicamente se il tumore resta asintomatico. Anche in questo caso, la ricerca è contrassegnata da una forte innovazione e apre la strada a nuove prospettive terapeutiche.

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