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Malattie del fegato, nasce d-LIVER: Live longer, live better

Uno slogan d’impatto per l’importante progetto europeo di sperimentazione in epatologia, nel quale Humanitas è fra i tre centri di riferimento.

 

 

Il fegato è un organo complesso, che svolge numerose funzioni nell’organismo, come sintesi, purificazione e regolazione degli equilibri; pertanto, la compromissione del fegato costituisce una condizione potenzialmente letale. I problemi clinici che possono derivare da una ridotta funzionalità del fegato includono l’ittero (eccessivo innalzamento dei livelli di bilirubina nel sangue), l’encefalopatia epatica (la diffusione nell’organismo di sostanze chimiche normalmente filtrate a livello epatico causa un disordine metabolico delle funzioni cerebrali, che può portare all’edema cerebrale ed al coma) e la compromissione della funzione di coagulazione.

 

Questi problemi possono determinare la disfunzione contemporanea di molti organi. Il progetto d-LIVER è nato per sviluppare nuove soluzioni che possano aiutare i pazienti nella gestione dei problemi connessi ad una diminuita funzione epatica. Fra i centri coinvolti nella sperimentazione, Humanitas è l’unico in Italia.

Quali sono le potenzialità di questo progetto? Ne abbiamo parlato con il dottor Pietro Invernizzi, responsabile di Epatologia e del Centro per le malattie autoimmuni del fegato di Humanitas.

 

Dottor Invernizzi, quali necessità hanno portato alla nascita di d-LIVER?

Ventinove milioni di europei soffrono di problemi epatici cronici ed il trapianto di fegato è una opzione costosa e non sempre disponibile. La soluzione più ovvia, nella cui direzione d-LIVER si sta muovendo, è lo sviluppo di tecnologie per il sostegno artificiale della funzione epatica che, sebbene non abbiano scopi curativi, possono supportare il fegato per il tempo necessario per la rigenerazione di questo organo, evitando così il trapianto e preservando la disponibilità di donatori per l’utilizzo nei casi più difficili.

Il progetto d-LIVER cerca di rispondere al bisogno clinico di un fegato bioartificiale controllabile in remoto che permetterebbe la gestione di pazienti affetti da malattia cronica in modalità ambulatoriale, senza necessità di lunghi periodi di ospedalizzazione. L’obbiettivo è fornire dispositivi sicuri e con un efficace rapporto fra qualità e costi, che consentano di seguire il paziente ed i parametri epatici e non epatici, allo scopo di migliorare la qualità della vita, dei trattamenti e della gestione assistenziale del paziente e di ridurre incidenza e durata dei periodi di ospedalizzazione.

 

Quali sono le prospettive a medio-lungo termine?

Il sistema d-LIVER, se come speriamo verrà diffuso ed utilizzato in maniera intelligente, può avere ricadute molti importanti in termini di qualità della vita dei pazienti e di semplicità di gestione delle problematiche connesse alle patologie croniche del fegato. Infine, cosa ancora più importante, d-LIVER potrebbe rappresentare la base per l’implementazione del fegato bioartificiale, aprendo scenari precedentemente difficili da immaginare come la possibilità di usufruire di questo strumento come ausilio per la detossificazione e rigenerazione del fegato in pazienti con un livello molto alto di compromissione epatica, o ancora permettere a questi pazienti di accedere a trattamenti medici che, se dovessero contare sulle proprie forze, non sarebbero in grado di affrontare.

Questo costituirebbe un importante salto in avanti rispetto alle attuali possibilità di trattamento delle patologie epatiche, ma anche nel trattamento di altre patologie in pazienti con ridotta funzionalità del fegato.

I numeri di Humanitas
  • 2.3 milioni visite
  • +56.000 pazienti PS
  • +3.000 dipendenti
  • 45.000 pazienti ricoverati
  • 800 medici
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