La TAC e la Risonanza Magnetica sono le due metodiche digitali di diagnostica per immagini più diffuse nell’approccio al malato neoplastico. Questi due strumenti diagnostici trovano indicazione nelle diverse fasi della storia naturale dei pazienti dal riconoscimento del tumore alla manifestazione clinica, alla diagnosi differenziale con altre forme di patologia non evolutive, alla valutazione della risposta ai trattamenti oltreché ovviamente alla definizione quando ottenibile della avvenuta guarigione.
Tomografia assiale computerizzata (TAC)
Sfrutta le radiazioni ionizzanti per costruire le immagini diagnostiche e fornisce una rappresentazione anatomica del corpo umano a partire dal diverso grado di filtrazione del fascio di radiazioni da parte dei tessuti. Si ottiene così, su sezioni di taglio assiali, una rappresentazione della anatomia del corpo umano normale e patologica.
La generazione più recente di apparecchiature TAC (TAC spirale) consente di acquisire immagini di grande dettaglio, con la possibilità di ottenere ricostruzioni nei diversi possibili piani anatomici, oltre a quello assiale, senza perdere in qualità di immagine. In Humanitas si dispone di apparecchiature TAC multistrato di ultima generazione da 16 e 64 strati che consentono di mantenere uno standard di immagine elevatissimo, con tempi di acquisizione molto brevi.
In ambito oncologico la diffusione di tali apparecchiature ha consentito di aprire nuovi scenari per quantificare la vascolarizzazione del tessuto malato, affrontando le problematiche inerenti la valutazione di attività dei nuovi farmaci antineoplastici basati sulla distruzione dei vasi di approvvigionamento del tessuto neoplastico (farmaci anti-neoangiogenetici).
Risonanza Magnetica (RM)
Produce direttamente immagini nei diversi piani di scansione. Questo strumento diagnostico, nato nelle mani dei chimici per studi strutturali della materia ed arrivato alla medicina solo alla fine del secolo scorso, sfrutta l’energia di campi magnetici elevatissimi unitamente a fonti di radiofrequenza per costruire le immagini.
Partire da una base strutturale biochimica arricchisce le immagini della Risonanza Magnetica e le rende adatte per una definizione non solo morfologica ma anche strutturale dei tessuti. In altre parole con la Risonanza Magnetica il tumore è visto non più solo come una massa occupante spazio “estranea” in un territorio anatomico, ma anche come una area di segnale alterato nel contesto di un organo o di un tessuto senza che vi siano variazioni dei volumi o dei profili dello stesso. La qualità delle immagini di RM è direttamente proporzionale alla intensità del campo magnetico che in genere varia negli ambiti di applicazione diagnostica radiologica da 0.5 a 1.5 Tesla (unità di misura di intensità del campo).
In Humanitas sono attivi quattro magneti, di cui due da 1,5 Tesla, uno da 1 Tesla e l’ultimo arrivato che lavora ad intensità di campo magnetico molto elevate (3 Tesla). Questa apparecchiatura trova utilizzo soprattutto nell’ambito di protocolli di ricerca, sia in campo neuro-radiologico che in radiologia generale, con applicazioni elettive in ambito oncologico per lo studio della vascolarizzazione dei tumori, della risposta ai trattamenti oltreché per studi strutturali tissutali in vivo.
La Risonanza Magnetica a 3 Tesla è in grado di ottenere immagini nell’arco di pochi secondi (tanto da poterle acquisire in apnea respiratoria), con il vantaggio di ridurre il tempo complessivo di permanenza del paziente nella macchina. Il nuovo magnete infine è dotato di particolare compattezza e larghezza del “tubo” dentro cui il paziente viene posizionato, così da ridurre ai minimi termini l’impatto negativo sui pazienti sofferenti per la posizione forzata e claustrofobici.