La vitiligine è un disturbo acquisito a carico della cute che si manifesta con un’alterazione della pigmentazione cutanea, che comporta lo sviluppo di macchie acromiche o ipocromiche di varia grandezza sulla cute. La vitiligine può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, determinando una forte insicurezza sociale e relazionale, per cui può rivelarsi necessario un supporto psicologico.
La patogenesi della vitiligine è ancora oggetto di studio, ma tra le cause maggiormente accreditate vi è quella autoimmune: una risposta abnorme del sistema immunitario in reazione ai melanociti, le cellule che producono melanina, il pigmento responsabile del colore della pelle.
Come si cura la vitiligine? Ne parliamo con il dottor Luigi Gargiulo, dermatologo presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Vitiligine: cos’è e quali sono le cause
La perdita di melanina alla base della vitiligine è provocata dall’inattivazione o dalla distruzione dei melanociti per una risposta autoimmune, con la conseguente comparsa di chiazze ipopigmentate sulla pelle. L’aspetto delle chiazze è facilmente riconoscibile: l’area centrale, infatti, risulta più chiara del resto della cute, tendente al bianco, e i bordi delle chiazze possono essere frastagliati o lisci. La cute dell’area circostante le chiazze può inoltre essere iperpigmentata.
La forma di vitiligine più comune (90% circa dei casi) è quella definita non-segmentale, caratterizzata da chiazze simmetriche su entrambi i lati del corpo e che tendono a progredire. Si manifesta la maggior parte delle volte su occhi, bocca, gomiti, braccia, mani, genitali, ginocchia e piedi. La seconda forma, invece, quella segmentale, più comune nei bambini, si sviluppa su un solo lato del corpo e generalmente non è progressiva. Anche uno scolorimento di capelli, sopracciglia, ciglia e barba in soggetti giovani, così come delle mucose di naso e bocca, o alterazioni del colore della retina, può indicare la presenza di vitiligine.
La vitiligine è ereditaria?
Esistono fattori genetici alla base della vitiligine e la familiarità figura tra le possibili cause della malattia. La predisposizione alle patologie autoimmuni, come diabete di tipo 1 o tiroidite autoimmune, infatti, è considerata uno dei fattori di rischio della vitiligine. Tra gli altri fattori di rischio della vitiligine si annovera quello metabolico: disturbi metabolici come quelli delle ghiandole endocrine, favoriscono infatti la perdita di melanina.
Anche stress psicofisico, traumi della cute come ferite o tagli e danni provocati dalle scottature solari possono favorire lo sviluppo della vitiligine.
Vitiligine: come si cura?
Se è vero che non esistono rimedi per la vitiligine, vi sono tuttavia dei trattamenti che possono essere utili per intervenire sulle aree interessate dal disturbo. Le cure per la vitiligine, quando lieve, infatti, prevedono l’uso di farmaci corticosteroidi topici, con analoghi della vitamina D, come il calcipotriolo, o inibitori topici della calcineurina, come pimecrolimus e tacrolimus.
Come curare la vitiligine se si presenta in maniera severa, invece? Spesso lo specialista prescrive il ricorso alla fototerapia o a una terapia farmacologica con immunosoppressori, utili a pigmentare le aree della cute interessate dalle chiazze. Si tratta tuttavia di trattamenti non risolutivi, che non interrompono la progressione della patologia. Solo in casi specifici, valutati dallo specialista in base al quadro clinico, è possibile eseguire la depigmentazione della cute sana, un tipo di intervento a cui si ricorre in genere per uniformare il colorito quando la vitiligine è presente sulla maggior parte del corpo.
Quando non è eccessivamente estesa, il trattamento della vitiligine da un punto di vista estetico, si limita infine alla copertura delle aree della pelle interessate con fondotinta cosmetici indicati dallo specialista dermatologo.
I nuovi farmaci per la cura della vitiligine
Nel 2024 è stato approvato il primo (e finora unico) trattamento specifico per la vitiligine non segmentale: si tratta di ruxolitinib, una terapia topica (formulata in crema) che agisce direttamente sul meccanismo alla base della terapia, promuovendo la ripigmentazione. Ruxolitinib è approvato in adulti e adolescenti dai 12 anni in su, con vitiligine non segmentale che interessi dal 3% al 10% della superficie cutanea, con il coinvolgimento del viso. Si tratta di una terapia che ha mostrato grande efficacia clinica negli studi registrativi, con un tasso minimo di eventi avversi, che sono stati comunque di lieve entità. Ruxolitinib crema va applicato due volte al giorno, a distanza di almeno 8 ore tra un’applicazione e l’altra, sulle chiazze ipopigmentate sia del viso sia del corpo.
Sono inoltre attualmente in sperimentazione farmaci specifici in compresse per pazienti con un coinvolgimento corporeo più ampio (oltre il 10%), al momento disponibili solo all’interno di studi clinici.
Chi è interessato da vitiligine deve in ogni caso prestare attenzione a non prendere il sole sulle aree depigmentate, che sono più sensibili alle scottature. Per questo è importante usare creme solari ad alto fattore protettivo. Importante anche integrare la vitamina D, oltre a quella normalmente ottenuta tramite l’alimentazione, dal momento che una mancata esposizione solare su parte della cute può associarsi a un abbassamento dei livelli di questa vitamina nell’organismo, con possibili ripercussioni sulla salute ossea.
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