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Sport: perché fa bene alla salute mentale?

Praticare regolarmente attività fisica può contribuire a migliorare il benessere psicofisico, aiutando a prevenire malattie, mantenere la salute e gestire lo stress, l’umore, l’ansia e la depressione. 

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Elisa Morrone, psicologa e psicoterapeuta di Humanitas PsicoCare.

Salute mentale: i benefici dello sport

I benefici dello sport sul benessere mentale sono molteplici, la ricerca scientifica sta cercando di capire anche come poter scegliere lo sport giusto per ciascuno di noi e massimizzarne l’efficienza. 

A oggi sappiamo sicuramente che l’attività fisica:

  • aumenta la produzione di serotonina, noradrenalina, adrenalina e favorisce il rilascio di endorfine, riducendo così lo stress e migliorando il nostro umore; 
  • contribuisce all’aumento dell’attenzione, dell’autocontrollo e delle capacità di risolvere problemi, migliorando la percezione del proprio stato fisico, questo perché attivando la produzione di determinate sostanze il nostro cervello ha la possibilità di lavorare meglio d’altronde nei pazienti con calo dell’umore, per esempio, si manifestano calo dell’attenzione, difficoltà di concentrazione; 
  • migliora il mio sonno, se eseguita almeno 2 ore prima di andare a letto, perché aiuta a scaricare la tensione e a staccare la mente
  • permette di trascorrere del tempo all’aria aperta, distogliendo l’attenzione dalle preoccupazioni;
  • può favorire lo sviluppo cognitivo, la creatività e la concentrazione, poiché richiede di fissare obiettivi, il cui conseguimento aumenta l’autostima, la fiducia in sé stessi e l’affermazione personale;
  • se di squadra, migliora la resilienza, l’empatia e le competenze sociali.

Salute mentale: sport di squadra o attività individuale?

Gli sport di squadra offrono numerosi vantaggi, sia perché favoriscono la socializzazione e la sfida personale, sia perché possono aiutare a superare eventuali difficoltà legate al giudizio o all’introversione. Raggiungere obiettivi insieme al gruppo fa sentire parte di un sistema funzionale, migliorando il benessere senza eccessi.

L’attività fisica di gruppo, guidata da un allenatore, può essere particolarmente utile nel superare eventuali disagi psicologici.

Tuttavia, è importante prestare attenzione alla dipendenza dallo sport, un rischio che talvolta viene enfatizzato dai modelli sociali. Le caratteristiche di questa dipendenza sono simili a quelle di altre dipendenze: ansia quando si salta un allenamento, un controllo ossessivo sull’attività fisica, difficoltà a concentrarsi su altri aspetti della vita a causa del pensiero costante verso lo sport, e un desiderio incessante di superare i propri limiti. È essenziale fermarsi quando ci si sente stanchi e quando lo sport diventa l’unico pensiero dominante, chiedendo aiuto se necessario.

Sport e disturbi psicologici: quando è indicato?

L’attività fisica è sempre indicata, ma soprattutto è un valido aiuto per i disturbi dell’umore, per la gestione della nebbia cognitiva della quale abbiamo tanto sentito parlare come conseguenza del Covid ma che può anche essere legata alla cattiva qualità del sonno. I pazienti con calo dell’umore lieve spesso riferiscono di svegliarsi stanchi al mattino, di sentire la testa annebbiata/confusa, in questi casi una passeggiata, o meglio una camminata a passo sostenuto appena svegli aiuta proprio a riattivarsi e a iniziare la giornata in modo diverso, meglio se anche alla luce del sole. 

Il rapporto tra benessere psicologico e performance sportiva è bidirezionale: avere una buona autoefficacia definita come consapevolezza nel conoscere i propri strumenti per raggiungere gli obiettivi e fiducia nel poterli raggiungere, così come una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità sono tutte capacità cognitive e psicologiche che influenzano in modo positivo o negativo le perfomance e aiutano nella gestione dello stress della prestazione stessa. 

Negli ultimi Giochi olimpici si è molto discusso delle lacrime dell’atleta Benedetta Pilato, nuotatrice diciannovenne che ha raggiunto il quarto posto nei 100 metri rana e in riferimento alle sue lacrime a fine gara si è detta felice per il risultato ottenuto. Questo è un bell’esempio di buona autoefficacia, di consapevolezza di se stessi e della gratificazione raggiunta con sacrificio, impegno e cura di sé anche dal punto di vista psicologico. La stessa Pilato, nei Giochi olimpici di Tokyo 2020, era stata eliminata per movimento irregolare. La sua storia dimostra che è stata capace di superare la delusione dell’eliminazione e di accettare il giudizio, di fissare un nuovo obiettivo, di prepararsi utilizzando le sue strategie fisiche e mentali e di raggiungere un notevole obiettivo a soli 19 anni. 

Lo sport deve essere un alleato per far star meglio non sempre un traguardo, una vittoria, una competizione che porta a identificarsi con quei risultati e a perder di vista il resto, con la conseguenza di sentirsi dei falliti quando quei risultati non arrivano. 

Riflettere sulle proprie capacità, su ciò che spinge a raggiungere quei risultati può aiutare a star meglio, confrontarsi con gli amici, gli istruttori, i familiari può aiutare. Per fortuna anche alcuni dei migliori atleti del mondo hanno rotto il tabù sul benessere mentale, o meglio sul malessere mentale. 

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