Che cos’è la varicella?
La varicella è una malattia infettiva particolarmente contagiosa dovuta al virus Varicella zoster. L’uomo è l’unico serbatoio noto di questo virus; per questo, la malattia si trasmette quindi soltanto da persona a persona.
La varicella interessa soprattutto i bambini tra i 5 e i 10 anni ed è caratterizzata da un esantema cutaneo facilmente riconoscibile, che può essere accompagnato da febbre e sintomi quali cefalea e malessere generale.
La varicella in genere ha un decorso benigno. Se contratta in gravidanza, in particolare nei primi due trimestri di gestazione, la varicella può comportare difetti congeniti al feto.
In Italia la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati (Decreto legge 7 giugno 2017, n. 73).
Come si trasmette la varicella?
La varicella è una delle malattie infettive più contagiose, soprattutto nelle prime fasi dell’esantema.
La trasmissione da persona a persona avviene per via aerea mediante le goccioline di saliva diffuse nell’aria quando una persona affetta tossisce o starnutisce, ma anche attraverso il contatto diretto con le caratteristiche vescicole da varicella o zoster.
La contagiosità inizia da 1 o 2 giorni prima della comparsa dell’esantema e può durare fino alla comparsa delle croste.
Durante la gravidanza, il virus può essere trasmesso all’embrione o al feto attraverso la placenta.
Quali sono i sintomi della varicella?
Dopo un’incubazione di 2 o 3 settimane, la malattia esordisce con un esantema cutaneo, febbre non elevata e lievi sintomi generali come malessere e mal di testa. Per 3-4 giorni, compaiono piccole papule rosa pruriginose su testa, tronco, viso e arti, a ondate successive. Le papule evolvono in vescicole, poi in pustole e infine in croste.
La varicella è in genere una malattia benigna che guarisce nel giro di 7-10 giorni.
La malattia tende ad avere un decorso più aggressivo in adolescenti e adulti, e può essere particolarmente grave se colpisce persone immunodepresse (persone con infezione da HIV, sottoposte a chemioterapia o altre malattie che riducono il sistema immunitario).
Le complicanze della varicella sono rare nei bambini sani e si verificano per lo più nelle persone immunodepresse, nei neonati e negli adolescenti o adulti. Possono verificarsi superinfezione batterica delle lesioni cutanee, trombocitopenia, epatite, encefalite, polmonite e glomerulonefrite. Negli adulti la complicanza più comune è la polmonite.
Dopo l’infezione si sviluppa un’immunità permanente in quasi tutti i soggetti immunocompetenti.
Tuttavia il virus non viene eliminato dall’organismo, ma rimane latente (in genere per tutta la vita) nei gangli delle radici nervose spinali. Nel 10-20% dei casi il virus si risveglia a distanza di anni o di decenni, solitamente dopo i 50 anni, dando luogo all’herpes zoster. L’herpes zoster è caratterizzato da lesioni a grappolo di tipo vescicolare che si presentano al torace, a volte accompagnate da dolore localizzato.
Il dolore che persiste anche dopo la risoluzione delle lesioni è definito nevralgia post erpetica.
Come si previene la varicella?
È disponibile un vaccino, costituito da virus vivo attenuato.
L’efficacia della vaccinazione è stata stimata essere del 95%, nella prevenzione delle forme moderate o gravi; del 70-85% nella prevenzione delle forme lievi.
Il vaccino è sicuro e ben tollerato e la protezione sembra essere di lunga durata.
La vaccinazione va effettuata con due dosi: la prima dose a 12-15 mesi di età, la seconda dose a 5-6 anni.
È controindicata solo nei soggetti con grave deficit del sistema immunitario e durante la gravidanza.
La vaccinazione è inoltre consigliata nei soggetti che non sono stati mai vaccinati e che non abbiano ancora contratto la malattia, nelle persone che per motivi professionali hanno un maggior rischio di acquisire l’infezione (come il personale scolastico) o trasmetterla a persone ad alto rischio di complicanze gravi (come gli operatori sanitari), e nelle donne in età fertile che non hanno già avuto la malattia, per evitare un’eventuale infezione in gravidanza e i conseguenti danni al bambino.
In generale, si consiglia di isolare i pazienti per evitare la diffusione del contagio. È raccomandato che i bambini colpiti dalla malattia restino a casa da scuola per almeno cinque giorni dalla comparsa delle prime vescicole.
Varicella: come si fa la diagnosi?
La diagnosi della varicella si basa sulla valutazione clinica del medico; non sono generalmente necessari test diagnostici.
Come trattare la varicella?
Generalmente, la terapia è solo sintomatica. Per il prurito possono essere utilizzati antistaminici, mentre per la febbre il paracetamolo.
Nei casi più a rischio di complicanze (adolescenti, persone con malattie respiratorie croniche o in trattamento con steroidi) si può ricorrere a farmaci antivirali come l’aciclovir.
La terapia antivirale non è raccomandata invece nei bambini sani.
Nei pazienti immunodepressi è raccomandata la terapia antivirale per via endovenosa.
Le persone a elevato rischio di varicella grave (neonati, soggetti immunocompromessi) devono ricevere le immunoglobine per via intramuscolare (immunoprofilassi passiva) se esposte a persone con la varicella. Queste vanno somministrate quanto prima e fino a 96 ore dopo l’esposizione.