Il legame tra clima e salute è molto stretto: l’ambiente circostante, infatti, può avere un impatto importante sul benessere dell’organismo. Un cambiamento delle condizioni climatiche, per esempio, può comportare un aumento delle reazioni allergiche, ma anche della diffusione di malattie infettive.
Ne parliamo con la professoressa Elena Azzolini, vice direttore sanitario del Gruppo Humanitas.
Il cambiamento climatico fa male alla salute
I cambiamenti climatici in atto comportano una serie di conseguenze dirette e accertate anche sulla salute. Oltre all’aumento di eventi estremi, come uragani, incendi terremoti, maremoti, che possono avere un impatto drammatico sulle comunità delle aree in cui si verificano, e la perdita di biodiversità, le temperature sempre più alte e la maggiore presenza di anidride carbonica nell’atmosfera per via dell’inquinamento, possono acutizzare svariate patologie. Questo comporta la crescita della necessità di assistenza alle persone fragili per età (per esempio i bambini o le persone over 65) o condizioni di salute (come le persone con malattie croniche) e lo sviluppo di patologie gravi con esiti anche infausti.
Inoltre, temperature particolarmente alte sono difficilmente sopportabili dal corpo umano, che non dovrebbe trovarsi a una temperatura esterna superiore ai 37°C. A temperature superiori a queste, infatti, muscoli e cellule cardiache entrano in sofferenza e si deteriorano, al cuore è richiesto di pompare più sangue e con il sudore vengono eliminati sodio, potassio e altri minerali fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo. Anche l’alimentazione può risentire dei cambiamenti climatici: siccità, alluvioni, eventi estremi e aumento di anidride carbonica nell’aria possono modificare l’agricoltura e la produzione alimentare compromettendo interi settori.
In particolare, ad aumento delle temperature ed emissione di anidride carbonica nell’aria, si associa una crescita di:
- malattie coronariche
- eventi cardiovascolari e cerebrovascolari (come ictus e infarto)
- malattie respiratorie
- disturbi dei reni (per esempio insufficienza renale)
- allergie
- stress e patologie correlate all’ansia
- malattie infettive
- complicanze della gravidanza (come parti prematuri)
- colpi di calore letali
- malnutrizione.
Allergia: in aumento con il cambiamento climatico
Le allergopatie, con un accento su quelle respiratorie, sono in crescita come diretta e accertata conseguenza dei cambiamenti climatici. I periodi caldi dell’anno, infatti, con il rialzo delle temperature, si allungano e intensificano, con una più ampia forbice temporale per l’impollinazione di diverse specie di piante. In questo modo le allergie perdono la stagionalità a cui eravamo abituati, presentandosi magari durante l’inverno e l’autunno. Alla crescita delle temperature si correla poi anche una maggiore proliferazione di muffe e funghi, che nelle persone allergiche possono provocare sintomi come asma o rinite.
Inoltre, con l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera, accresce anche l’acidità dell’aria e la maggiore dispersione di polline delle piante correlata a questo fenomeno. Questi aspetti provocano sia un aumento delle allergie e della loro intensità, sia una maggior severità delle patologie respiratorie, come l’asma, con gravi danni ai polmoni, in alcuni casi con esiti anche letali. Bisogna anche considerare come l’aumento di queste patologie abbia un impatto sia sui sistemi sanitari, in termini di accesso al Pronto Soccorso, per esempio, ma anche sulla fornitura di farmaci.
Cambiamento climatico e malattie infettive
Malaria, febbre Dengue, febbre del Nilo occidentale, virus Zika, malattia di Lyme, babesiosi: sono tutte patologie trasmesse da zanzare e zecche, vettori originari delle aree equatoriali che, con l’aumento delle temperature e dell’umidità, riescono oggi a sopravvivere in una più ampia fetta di mondo, arrivando alle aree settentrionali come il Nord Europa e il Canada. Un tema importante da un punto di vista sanitario sia per le persone fragili, sia per chi lavora a stretto contatto con l’ambiente naturale.
Ma non parliamo soltanto di zanzare e zecche: il cambiamento climatico contribuisce, infatti, a modificare le abitudini di determinate specie animali, da quelle precedentemente stanziali, che migrano verso nuove aree, ad altre abituate a migrare verso zone più calde e che, con l’innalzamento delle temperature, non sono più spinte a farlo. Questi fenomeni possono portare specie animali che non avevano mai avuto contatti a convivere negli stessi territori, con la condivisione di patogeni e l’eventuale sviluppo di nuove patologie, ma contribuire anche a prolungare il ciclo vitale di un parassita su un determinato animale, con un maggior rischio di diffusione.
Tra le altre malattie infettive che si diffondono con maggiore facilità a causa del cambiamento climatico ci sono anche quelle che vengono trasmesse dalle acque contaminate, dalla febbre tifoide al colera, alla salmonella: un problema che riguarda soprattutto le zone interessate da alluvioni. Anche l’acqua del mare con l’innalzamento delle temperature può nascondere insidie e rappresentare un pericolo per il pescato. In acque più calde, infatti, proliferano maggiormente i batteri vibrioni, che, se ingeriti con il pesce o i molluschi, possono provocare sintomi diarroici. Un altro tema, infine, riguarda la siccità: la scarsità d’acqua che affligge oggi ampie aree del pianeta può costringere le persone a lavarsi di meno, le mani ma anche in generale il corpo, e la scarsa igiene concorre in modo determinante alla trasmissione delle patologie infettive.
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