Con una circolare del 27 settembre 2023 il Ministero della Salute ha dato il via alla campagna di vaccinazione anti COVID-19. Il vaccino rappresenta un aiuto fondamentale nel prevenire la malattia COVID-19, causata dall’infezione del virus SARS-CoV-2.
Chi deve fare il vaccino? I vaccini attualmente disponibili sono efficaci contro le ultime varianti? Ne parliamo con la dottoressa Elena Azzolini, responsabile del Centro vaccinale IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano.
COVID-19: quale vaccino viene somministrato?
Nell’ambito della campagna vaccinale autunnale e invernale anti COVID-19 verrà somministrato il vaccino Comirnaty Omicron XBB 1.5: si tratta della nuova formulazione monovalente del vaccino Pfizer-BioNtech adattato contro la sottovariante del virus Omicron XBB.1.5 (nota anche come “Kraken”).
La sottovariante Omicron XBB.1.5 è strettamente correlata ad altre varianti del virus in circolazione, pertanto il vaccino potrebbe contribuire a proteggere l’organismo contro l’infezione provocata anche da queste altre varianti, secondo la nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).
È attesa inoltre l’approvazione da parte di EMA (European Medicines Agency, l’agenzia del farmaco europea) del vaccino proteico adiuvato Nuvaxovid XBB 1.5 aggiornato (prodotto da Novavax).
Vaccino COVID-19: chi deve farlo
La vaccinazione di richiamo con il vaccino aggiornato è raccomandata nei casi riportati nell’elenco seguente, tuttavia è bene sottolineare come sia fondamentale la collaborazione dei medici di base e/o specialisti che conoscono la storia clinica di ogni singola persona e che pertanto potranno suggerire l’esecuzione del vaccino, tenendo conto del quadro clinico e valutando rischi e benefici.
La vaccinazione è inoltre consigliata a familiari, conviventi e caregiver di persone con gravi fragilità.
La circolare ministeriale (allegato 2) raccomanda la vaccinazione a:
- Persone a partire dai 60 anni di età.
- Ospiti delle strutture per lungodegenti.
- In gravidanza (qualsiasi trimestre) e nel post-partum comprese coloro che sono in allattamento.
- Operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione.
- Persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi, con elevata fragilità, in quanto presentano patologie o condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave, quali:
- Malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio, inclusa l’asma grave, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica, la broncopatia cronico ostruttiva (BPCO), la fibrosi polmonare idiopatica, l’ipertensione polmonare, l’embolia polmonare e le malattie respiratorie che necessitino di ossigenoterapia.
- Malattie dell’apparato cardio-circolatorio (esclusa ipertensione arteriosa isolata), comprese le cardiopatie congenite e acquisite, le malattie coronariche, lo scompenso cardiaco e i pazienti post-shock cardiogeno.
- Malattie cerebrovascolari.
- Diabete/altre endocrinopatie severe quali diabete di tipo 1, diabete di tipo 2, morbo di Addison, panipopituitarismo.
- Malattie neurologiche quali sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie del motoneurone, sclerosi multipla, distrofia muscolare, paralisi cerebrali infantili, miastenia gravis, altre malattie neuromuscolari, patologie neurologiche disimmuni e malattie neurodegerative.
- Obesità (BMI >30).
- Dialisi o insufficienza renale cronica.
- Malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, quali talassemia major, anemia a cellule falciformi e altre anemie croniche gravi.
- Patologia oncologica od onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi, in attesa di trattamento o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure.
- Trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva.
- Trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica).
- Attesa di trapianto d’organo.
- Terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CAR-T).
- Immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile etc.).
- Immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (es: terapia corticosteroidea ad alto dosaggio, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario etc.).
- Asplenia anatomica o funzionale, pregressa splenectomia o soggetti con indicazione alla splenectomia in elezione.
- Infezione da HIV con sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), o con conta dei linfociti T CD4+.
Chi non rientra nelle categorie raccomandate può fare il vaccino?
Le persone che non rientrano nelle categorie raccomandate ma che desiderano fare il vaccino, possono richiedere di sottoporsi a vaccinazione. Saranno le autorità sanitarie di riferimento a verificare la disponibilità di dosi e dunque a confermare o meno la possibilità di vaccinarsi.
Vaccino COVID-19: quando farlo?
La dose di richiamo è raccomandata trascorsi almeno 3 mesi dall’ultima dose di vaccino anti-COVID-19 ricevuta, a prescindere da quante volte si è contratta l’infezione o da quante dosi di vaccino si sono fatte in passato.
È bene sottolineare, inoltre, che una recente diagnosi di infezione (tampone positivo a SARS-CoV-2) non rappresenta una controindicazione alla vaccinazione.
In genere, il richiamo vale un anno.
Si possono fare altri vaccini come l’antinfluenzale?
I nuovi vaccini aggiornati possono essere somministrati in contemporanea ad altri vaccini, come per esempio il vaccino antinfluenzale (la campagna vaccinale contro l’influenza stagionale è prevista anch’essa in autunno/inverno), salvo eventuali specifiche indicazioni d’uso o valutazioni cliniche.
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