Mal di testa, vertigini, vuoti di memoria, disturbi dell’equilibrio o problemi di coordinazione: sono sintomi – talvolta comuni – che potrebbero essere riconducibili a un disturbo del sistema nervoso centrale o del sistema nervoso periferico (a carico per esempio di cervello, cervelletto, midollo spinale, tronco encefalico, tronco nervoso).
Il neurologo è specializzato nel trattamento di patologie e disturbi a carico del sistema nervoso centrale e periferico e svolge un ruolo fondamentale nella diagnosi, nella gestione e nella cura delle persone che ne soffrono.
Quando rivolgersi al neurologo e in cosa consiste la visita neurologica? Ne parliamo con il professor Alberto Albanese, responsabile di Neurologia presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano.
Quando andare dal neurologo?
Tra le malattie più comunemente trattate dal neurologo troviamo:
- Cefalee (mal di testa)
- Disturbi della memoria e della concentrazione
- Disturbi del sonno
- Disturbi del linguaggio
- Disturbi dell’equilibrio
- Disturbi del movimento e della deambulazione
- Epilessia ed episodi di perdita di coscienza
- Malattie cerebrovascolari, come l’ictus
- Malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer, il Parkinson e la Sclerosi Laterale Amiotrofica
- Patologie autoimmuni che colpiscono il sistema nervoso centrale, come la Sclerosi Multipla
- Problemi del midollo spinale e dolore di origine nervosa, come le discopatie e le ernie del disco.
Quando fare una visita neurologica? I sintomi
Tra i sintomi che potrebbero indicare la presenza di un problema di natura neurologica, possiamo indicare:
- Difficoltà di coordinazione
- Debolezza muscolare
- Alterazioni delle capacità sensoriali, comprese la sensibilità al tatto, la vista e l’olfatto
- Sensazione di formicolio
- Problemi di memoria.
Questi sintomi possono essere segni di disturbi o disfunzioni nel sistema nervoso e richiedono un’attenta valutazione e diagnosi da parte di un neurologo.
In cosa consiste la visita neurologica?
Durante la visita neurologica, il medico raccoglie dapprima informazioni sulla storia clinica e familiare del paziente, sullo stile di vita e sui sintomi avvertiti (anamnesi).
In seguito, procede con un esame neurologico e un colloquio per valutare lo stato mentale del paziente. Durante l’esame, vengono valutate le funzioni del linguaggio, i movimenti, la capacità di riconoscere suoni, oggetti e colori, nonché le funzioni del sistema nervoso autonomo responsabile delle funzioni automatiche del corpo come la respirazione, il battito cardiaco, la sudorazione e la pressione arteriosa. Vengono anche valutati il senso di equilibrio, l’orientamento, i riflessi, come gli occhi rispondono agli stimoli visivi e le sensibilità superficiali e profonde.
Per approfondire la diagnosi, il neurologo potrebbe ritenere necessaria l’esecuzione di alcuni esami, quali:
- Elettroencefalogramma (EEG): per misurare l’attività elettrica del cervello, utile per identificare anomalie nelle onde cerebrali.
- Potenziali evocati: per valutare l’integrità delle funzioni sensoriali come la vista, l’udito e la percezione del proprio corpo.
- Elettromiografia (EMG): per valutare la funzionalità dei muscoli e la conduzione nervosa.
- Tomografia a emissione di positroni (PET): per differenziare l’Alzheimer da altre forme di demenza, fornendo informazioni sulla funzionalità del cervello.
- Test cognitivi: per misurare l’integrità delle funzioni cognitive superiori, come la memoria, la concentrazione e il linguaggio.
- Risonanza magnetica (RM): una tecnica di diagnostica per immagini che consente di visualizzare in dettaglio lo scheletro, le articolazioni e gli organi interni.
- Tomografia computerizzata (TC): un esame che utilizza raggi X per studiare gli organi, inclusi il cervello, e le strutture vascolari.
- Test al Tensilon: un test utilizzato per diagnosticare la miastenia gravis, una malattia che compromette la comunicazione tra i muscoli e i nervi.
- Angiografia: per esaminare i vasi sanguigni e valutare eventuali anomalie o ostruzioni.
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