Il tumore al pancreas è ancora oggi una delle patologie oncologiche con la prognosi più negativa. In realtà non si tratta di un problema unico, ma ne esistono forme differenti, benigne e maligne, diversamente curabili.
Fino a poco tempo fa, nella maggior parte dei casi le patologie maligne venivano diagnosticate quando ormai non c’erano più possibilità di cura. Grazie ai mezzi diagnostici più avanzati oggi il tumore viene riconosciuto sempre più precocemente, quando è ancora di dimensioni contenute e tecnicamente asportabile. Tuttavia, le operazioni al pancreas sono estremamente complesse, per questo è importante che vengano effettuate in centri ad alta specializzazione.
“Si tratta di interventi che possono durare fino a sette ore – spiega il dottor Alessandro Zerbi, responsabile di Chirurgia Pancreatica -. Sono particolarmente difficili perché il pancreas è posizionato in profondità nell’addome, a stretto contatto con lo stomaco, l’intestino, la milza e alcune importantissime strutture vascolari. Inoltre, si tratta di un organo particolarmente fragile, che produce sostanze corrosive per gli altri tessuti. Il rischio di complicanze è quindi molto alto e legato non solo alla patologia, ma anche alla tecnica chirurgica in sé. Per questo motivo è importante che l’operazione sia svolta da équipe che hanno acquisito una grande competenza specifica. Nei centri più specializzati, infatti, il numero di interventi può arrivare fino a cento all’anno”.
Altrettanto fondamentale, inoltre, è una forte sinergia con specialisti di altre discipline. Nell’affrontare tumori localizzati in una posizione così delicata dell’organismo l’équipe lavora a stretto contatto con radiologi, oncologi, endoscopisti, anestesisti, gastroenterologi e anatomopatologi assieme ai quali viene costruito un percorso diagnostico e terapeutico su misura per il paziente, con l’ausilio delle tecnologie più avanzate. Per la diagnosi, ad esempio, la Sezione si avvale dell’ecoendoscopia, una metodica che per il paziente è simile a una normale gastroscopia ma che consente di introdurre nello stomaco una sonda ecografica con la quale riusciamo a studiare gli organi interessati con maggior precisione. L’imaging avanzato e l’attenta analisi nel caso da parte dell’équipe di medici permette di individuare i pazienti per cui l’i ntervento è più indicato.
Il miglioramento delle tecniche chirurgiche ha portato ad abbreviare il decorso post-operatorio e a estendere oltre gli 80 anni l’età dei pazienti sottoposti all’intervento.