Una caduta sugli sci potrebbe causare un trauma al ginocchio, che spesso si traduce in una grave lesione: la rottura del legamento crociato anteriore (LCA).
Si tratta di una lesione che potrebbe causare instabilità articolare al ginocchio, nonché gonfiore e dolore. In questi casi, la prevenzione è fondamentale, prestando attenzione durante la sciata e conservando un buon tono muscolare prima di calzare gli sci.
Ne parliamo con il dottor Enrico Arnaldi, Responsabile di Ortopedia Artroscopica e Ricostruttiva del ginocchio in Humanitas.
A cosa servono i legamenti del ginocchio?
I legamenti sono formazioni di tessuto connettivo denso e fibroso che mantengono la stabilità fra due segmenti ossei. I legamenti dell’articolazione del ginocchio si considerano periferici e intra articolari. Quelli intra articolari sono il legamento crociato anteriore e il legamento crociato posteriore e sono situati all’interno dell’articolazione stessa; i legamenti periferici sono posti a rinforzo della capsula articolare e comprendono il collaterale mediale, il collaterale esterno e il complesso legamentoso rispettivamente postero esterno e postero interno.
Il ginocchio è una costruzione anatomica molto complessa per permettere un “funzionamento” corretto, ma è spesso a rischio di lesioni, magari quando si praticano, senza un giusto allenamento, sport come lo sci.
I legamenti contribuiscono alla stabilità dell’articolazione durante il movimento, mentre i menischi oltre a funzionare come ammortizzatori “assorbendo” le forze esercitate sull’articolazione, contribuiscono anch’essi alla stabilità articolare.
I legamenti crociati, in particolare il legamento crociato anteriore (LCA), sono spesso suscettibili di rottura proprio per la loro posizione e per il ruolo che svolgono all’interno dell’articolazione.
I movimenti che possono causare la rottura di uno o più dei legamenti del ginocchio sono facilmente riconoscibili:
- rotazioni forzate
- arresti bruschi
- cambi di direzione improvvisi
- traumi diretti alla zona del ginocchio, come una caduta violenta o un contatto violento, magari durante l’attività sportiva.
Esistono poi alcune caratteristiche scheletriche “costituzionali” del femore e della tibia che possono aumentare il rischio di rottura dei legamenti.
L’intervento chirurgico per il legamento crociato
È importante scegliere il trattamento giusto per la rottura di un legamento, non solo per consentire al paziente di recuperare rapidamente, ma anche per prevenire un secondo infortunio. Infatti, la mancata ricostruzione del legamento lesionato e il corretto ripristino della stabilità legamentosa aumentano la probabilità che il ginocchio subisca una seconda lesione.
L’intervento chirurgico e la ricostruzione del legamento o dei legamenti lesionati sono l’opzione migliore per le persone molto attive dal punto di vista atletico o che svolgono un lavoro impegnativo per le ginocchia.
Come avviene la ricostruzione del legamento lesionato?
L’intervento consiste nel ricostruire il legamento lesionato con un innesto di tessuto tendineo autologo, cioè prelevato dal paziente stesso, soprattutto in caso di lesione del legamento crociato anteriore o, anche se meno frequentemente, del legamento crociato posteriore: in questo modo il legamento lesionato viene sostanzialmente ricostruito, poiché la riparazione sarebbe inefficace e spesso nemmeno possibile (proprio per un problema biologico di incapacità del legamento rotto di autoripararsi una volta suturato).
Questo tipo di ricostruzione viene effettuata con la tecnica chirurgica artroscopica, che è meno invasiva e permette di trattare anche lesioni associate come quelle meniscali o cartilaginee in contemporanea all’intervento stesso.
I tempi di recupero dopo l’intervento
Dopo l’intervento è necessario un lungo periodo di recupero per consentire la guarigione biologica delle strutture legamentose, soprattutto nei giovani pazienti adolescenti.
Infatti è necessario rispettare i tempi necessari per la “maturazione” dell’innesto utilizzato per la ricostruzione, nel senso di una sua completa bio-integrazione: parliamo di un tempo che può comportare alcuni mesi di riabilitazione con una ripresa dell’attività sportiva che deve essere progressiva e molto graduale, arrivando in certi casi persino a 9-10 mesi per i pazienti giovanissimi.
Tuttavia, anche con una completa ripresa delle funzionalità, se il recupero viene forzato, le possibilità di andare incontro a un nuovo evento traumatico sono molto alte.
Come tornare all’attività sportiva dopo l’intervento?
Per tornare a fare attività fisica, sia professionalmente sia a scopo ricreativo, magari la domenica quando si va a sciare, il paziente dovrebbe sottoporsi a un’accurata valutazione da parte dello specialista non solo ortopedico ma anche fisiatra.
In caso si pratichi lo sci o altri sport a livello agonistico, solitamente i professionisti hanno a disposizione preparatori atletici che li seguono quotidianamente e che, con una serie di test, coadiuvati con lo specialista ortopedico/fisiatra, possono valutare l’idoneità alla ripresa dell’attività sportiva.
Per chi pratica lo sci o altri sport a livello amatoriale, invece, il consiglio è di non forzare i tempi di rientro e affidarsi piuttosto a specialisti professionisti in grado di disporre un programma di riabilitazione da seguire nei mesi successivi all’intervento.
Visite ed esami
-
2.3 milioni visite
-
+56.000 pazienti PS
-
+3.000 dipendenti
-
45.000 pazienti ricoverati
-
800 medici