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Mammografia ed ecografia: ogni quanto fare gli esami?

Il tumore al seno, o della mammella, è il tumore più frequente nella popolazione femminile, la sua incidenza aumenta con l’età e rappresenta a tutt’oggi la prima causa di morte femminile per cancro.

Per ridurre la mortalità per tumore mammario è fondamentale riuscire a individuare il tumore quando questo è ancora in fase iniziale (ovvero non si manifesta con dei sintomi), fase nella quale le possibilità di cura sono molto alte. Il primo passo verso questo tipo di prevenzione è aderire a un percorso di screening, dedicato alla diagnosi precoce del tumore mammario. 

Le donne devono essere consapevoli del ruolo fondamentale dello screening in un’ottica di prevenzione e degli alti standard di sicurezza garantiti da Humanitas durante la pandemia COVID-19: l’allerta causata dal virus non deve in alcun modo distoglierle dal completare (o iniziare) il percorso diagnostico. 

Approfondiamo il tema con la dottoressa Daniela Bernardi, Responsabile della Sezione Autonoma Radiologia Senologica e Screening in Humanitas.

Mammografia: l’esame per una diagnosi accurata e precoce

La mammografia è la principale metodica di diagnostica precoce del tumore al seno. Si utilizza per rilevare la presenza di lesioni quando queste sono ancora in fase preclinica, quando ancora non è possibile individuarle tramite palpazione. 

Per le sue elevate capacità diagnostiche, la mammografia rappresenta a tutt’oggi il test diagnostico di primo livello nello screening mammografico. Rientrando nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) l’esame mammografico è garantito a tutte le donne di età compresa tra i 50 e i 59 anni che sono invitate, ogni due anni, a effettuare gratuitamente una mammografia. Alcune Regioni, tra cui la Lombardia, offrono inoltre questa possibilità anche a donne di una fascia d’età più giovane, dunque tra i 45 e i 49 anni, con cadenza in questo caso annuale.

Normalmente le donne, specie quelle che hanno familiarità per tumore mammario, dovrebbero sottoporsi a una mammografia a partire dai 40 anni, età a partire dalla quale l’incidenza della patologia comincia ad essere rilevante e in cui l’efficacia degli esami di prevenzione è scientificamente dimostrata.

Chi ha una familiarità particolarmente rilevante (più casi di questa tipologia di tumore tra i familiari di primo grado, quelle con familiari affetti da tumore mammario in età giovanile o con casi in famiglia di tumore ovarico) è auspicabile che esegua un’ecografia mammaria a partire già dai 30 anni.

Nelle donne che, invece, presentano una predisposizione ad ammalare per una mutazione genetica accertata, i protocolli di prevenzione da adottare sono differenti e includono l’utilizzo della risonanza magnetica

Le evoluzioni digitali della mammografia

Come molti esami diagnostici, anche la mammografia ha visto importanti evoluzioni grazie alle nuove tecnologie. All’inizio degli anni 2000 vi è stato l’introduzione dei mammografi digitali che ha comportato una prima rivoluzione nella diagnosi. Dal 2010 una nuova metodica, la mammografia digitale in Tomosintesi, ha praticamente sostituito la mammografia digitale, offrendo capacità diagnostiche ancora più accurate. 

Rispetto alla tecnica tradizionale che acquisisce un’unica immagine della mammella compressa, la Tomosintesi scompone, grazie a un’innovazione tecnologica, lo spessore della mammella in multipli strati millimetrici evidenziando, per ogni singolo strato le eventuali lesioni presenti. Ciò consente di  superare i limiti di mascheramento dovuti alla sovrapposizione del tessuto ghiandolare ed effettuare valutazioni estremamente accurate anche su seni caratterizzati da una densità elevata dovuta alla ricca componente ghiandolare.

La mammografia digitale in Tomosintesi, dunque, aumenta sia la sensibilità, ovvero la capacità di identificare i tumori presenti nella mammella, sia la specificità, ovvero la capacità di ridurre il numero dei dubbi interpretativi. 

Purtroppo nelle mammelle molto dense (nelle quali è presente molto tessuto fibroghiandolare e poco tessuto adiposo), la capacità diagnostica della Tomosintesi permane simile a quella della mammografia tradizionale: in questa tipologia di mammelle, secondo le indicazioni del Radiologo Senologo, può essere quindi opportuno associare a questo test l’ecografia mammaria

Ecografia: quando farla

L’ecografia è un esame diagnostico che analizza le mammelle e i cavi ascellari mediante una sonda che emette ultrasuoni e che consente di tipizzare eventuali noduli mammari palpabili o caratterizzare eventuali alterazioni dei linfonodi ascellari.

L’ecografia mammaria è utilizzata come esame di secondo livello che va a completare e integrare la diagnosi della mammografia, in particolare in seni con un tessuto particolarmente denso. 

L’ecografia gioca un ruolo diverso nelle donne di età inferiore ai 40 anni che, in assenza di sintomi o di una forte familiarità, non hanno necessità di seguire un percorso di screening preventivo. In queste donne giovani, alle quali in ogni caso è consigliata l’autopalpazione, l’ecografia viene utilizzata come test diagnostico in presenza di alterazioni cliniche o di noduli palpabili. Questi ultimi, che generalmente sono sostenuti da cisti o fibroadenomi ovvero lesioni di tipo benigno, vanno comunque prontamente valutati mediante un esame ecografico.

Le donne che presentano una familiarità particolarmente rilevante (più casi di questa tipologia di tumore tra i familiari di primo grado, quelle con familiari affetti da tumore mammario in età giovanile o con casi in famiglia di tumore ovarico) è auspicabile che esegua un’ecografia mammaria a partire già dai 30 anni.

Con che cadenza sottoporsi agli esami diagnostici

A tutte le donne è consigliato sottoporsi alla mammografia dall’età di 40 anni, a prescindere dalla presenza di sintomi o di familiarità. Sarà il radiologo, in base alla densità mammaria rilevata alla mammografia e ad altre valutazioni legate al quadro clinico individuale, a indicare la cadenza opportuna con cui eseguire nuovamente l’esame.

Abitualmente, le donne con una mammella molto densa, dovranno sottoporsi all’esame mammografico con cadenza annuale, intervallo più utile a garantire una diagnosi efficace in questa tipologia di mammelle. 

In assenza di sintomi clinici, per motivi di radioprotezione, l’intervallo tra un esame mammografico e il successivo non deve essere inferiore ai dodici mesi.

Tuttavia se la donna, prima della scadenza del controllo annuale, dovesse presentare dei sintomi clinici sospetti (come ad esempio un nodulo palpabile, una secrezione ematica, dei linfonodi palpabili in ascella) potrà sottoporsi a un’ecografia mammaria per definire la natura del sintomo clinico. 

Le donne con un seno classificato a bassa densità e quelle che non hanno familiarità con il tumore, possono eseguire la mammografia con un intervallo più ampio ma mai superiore ai due anni. Anche in questo caso, però, è opportuno prestare la massima attenzione a eventuali sintomi clinici e, in caso di dubbi, contattare tempestivamente lo specialista.

In Humanitas un percorso di screening in completa sicurezza

La principale arma a disposizione degli specialisti per combattere i tumori sono gli esami di screening e il tumore della mammella non fa eccezione. La pandemia COVID-19, ha portato a un calo significativo degli esami di screening: secondo dati dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), che ha confrontato gli esami effettuati nel periodo compreso tra il 1 gennaio e il 30 settembre del 2020 con i corrispettivi del 2019, in seguito alla pandemia COVID nei soli primi nove mesi del 2020 sono stati effettuati oltre 2.000.000 di esami di screening in meno, 600.000 dei quali mammografici. Nonostante il tentativo di recuperare il ritardo accumulato garantendo nel contempo l’esecuzione dell’esame in piena sicurezza, il protrarsi della pandemia non ha consentito il totale recupero degli esami persi. I dati dell’ultima analisi effettuata da ONS riportano infatti un calo del 43.5% dei test effettuati con una stima dei tumori non diagnosticati che si assesta a 2.793. In molte Regioni, tra cui la Lombardia, dal mese di giugno l’attività di screening mammografico è stata potenziata, aumentando le risorse e la disponibilità del numero di esami. Ciononostante, verosimilmente per il timore di recarsi in ospedale, le donne partecipano meno allo screening con un calo di adesione all’invito misurato e pari a -21%.  

È necessario ricordare che il tumore della mammella non si ferma e va diagnosticato ancor prima che esso diventi clinicamente evidente. È fondamentale quindi che le donne non ritardino i loro esami di screening che consentono, in caso di eventuali risultati positivi, di intervenire tempestivamente e garantire la completa guarigione.

In Humanitas ci si è attivati per offrire un potenziamento dell’attività di screening mammografico garantendo nel contempo l’erogazione dell’esame in piena sicurezza. Per consentire alle donne di accedere allo screening in totale tranquillità, nonostante un’allerta COVID-19 ancora elevata, Humanitas ha organizzato infatti dei percorsi completamente sicuri grazie all’impiego di una serie di sistemi di controllo adottati in ottemperanza alle normative vigenti, in modo che tutte le donne possano trovare un ambiente adatto a svolgere la propria mammografia ed ecografia in completa tranquillità.

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