Torna ottobre, torna il Liver Cancer Awareness Month: un intero mese che istituti di ricerca, società scientifiche e associazioni di pazienti dedicano all’informazione e alla sensibilizzazione sui tumori del fegato. L’epatocarcinoma, il più frequente tumore primitivo del fegato, è la seconda causa di morte per neoplasia del mondo e si sviluppa in particolar modo in pazienti già interessati da cirrosi o da epatite B e C. Quando parliamo di colangiocarcinoma, ossia di tumore delle vie biliari, facciamo invece riferimento a una patologia rara che viene spesso individuata quando si trova in uno stadio avanzato. Per questo motivo l’accesso alle informazioni sui tumori del fegato è di cruciale importanza e il Liver Cancer Awareness Month, con la sua attività di divulgazione, consente a specialisti e associazioni di raggiungere ampie fasce di popolazione.
Ne parliamo con la Professoressa Lorenza Rimassa, Professore Associato di Oncologia Medica di Humanitas University e Referente per le neoplasie epato-bilio-pancreatiche in Humanitas.
Epatocarcinoma: il più frequente tumore del fegato
L’epatocarcinoma è il sesto tumore per incidenza a livello mondiale e si sviluppa a causa dello sviluppo abnorme delle cellule dei tessuti del fegato. L’abuso di alcol, con conseguente sviluppo di cirrosi, l’epatite B e l’epatite C e la sindrome metabolica sono i principali fattori di rischio per lo sviluppo di questo tumore. I pazienti già interessati da queste patologie vengono infatti invitati a effettuare con regolarità controlli epatologici, con l’obiettivo di diagnosticare l’eventuale presenza di epatocarcinoma in fase precoce.
I sintomi dell’epatocarcinoma, come perdita di peso, affaticamento, dolore addominale e ittero, si manifestano spesso quando il tumore è in stadio avanzato, con conseguente diagnosi tardiva. L’epatocarcinoma, invece, è una patologia che richiede un intervento immediato: negli stadi iniziali il fegato riesce ancora a svolgere regolarmente le sue funzioni e il tumore può essere trattato efficacemente tramite chirurgia, con buone possibilità di guarigione per il paziente.
Colangiocarcinoma: un tumore raro
Il colangiocarcinoma, invece, pur avendo un’incidenza sensibilmente inferiore a quella dell’epatocarcinoma, è il secondo tumore primitivo più frequente del fegato. Si tratta di un tumore raro che interessa l’1,2% della totalità dei tumori nel genere maschile e l’1,7% in quello femminile. Si origina da uno sviluppo incontrollato delle cellule dei dotti biliari tra fegato e intestino e può interessare l’interno del fegato (in questo caso parleremo di colangiocarcinoma intraepatico) oppure l’esterno del fegato (colangiocarcinoma extraepatico e della colecisti).
La prognosi del colangiocarcinoma è infausta con una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di circa il 15%, a rendere la situazione ancora più severa sono i dati di incidenza in continuo aumento e l’alto tasso di diagnosi tardive. Diagnosticare il colangiocarcinoma, infatti, è particolarmente complesso, sia a causa di una mancanza di criteri specifici di diagnosi, sia perché i pazienti non presentano sintomi immediatamente riconducibili alla patologia. Nelle prime fasi, infatti, il tumore resta silente e i sintomi che si manifestano con il progredire del disturbo sono piuttosto generici e comprendono dolore addominale, nausea, perdita di peso e sensazione di malessere. Solo nei casi più avanzati di colangiocarcinoma extraepatico la maggior parte dei pazienti manifesta ittero, ma non è generalmente accompagnata da sintomi dolorosi.
A differenza dell’epatocarcinoma, le cause alla base del colangiocarcinoma sono ancora oggetto di studio. Anche in questo caso, però, tra i fattori di rischio, oltre a fumo, età ed esposizione ad agenti esterni (diossine, asbesto, radon) si riconoscono colangite sclerosante primitiva, calcoli biliari, cirrosi, epatite B e C, o patologie croniche dell’intestino. Da questo punto di vista risulta cruciale il monitoraggio di pazienti interessati da patologie inserite tra i fattori di rischio del colangiocarcinoma e che devono sottoporsi a controlli periodici presso il proprio centro di riferimento.
Centri di riferimento: fondamentali per prevenzione e trattamento
I Centri di riferimento per i tumori del fegato giocano un ruolo molto importante nel controllo della malattia perché garantiscono al paziente un approccio multidisciplinare grazie a team di medici afferenti a specialità diverse. Inoltre per il colangiocarcinoma è importante la profilazione molecolare che consente di identificare eventuali alterazioni che possono essere bersaglio di nuovi farmaci biologici. I tumori del fegato, infatti, vanno diagnosticati e trattati tenendo conto dei diversi aspetti della patologia e coinvolgono epatologi, chirurghi, oncologi, radioterapisti e radiologi interventisti.
Le forme di tumore al fegato sono differenti tra loro e il paziente va preso in carico in maniera completa da un team multidisciplinare di specialisti in grado di gestire i diversi aspetti della patologia. Humanitas offre elevati standard di eccellenza grazie a un’equipe dedicata alle neoplasie epatobiliari che, in base alle condizioni cliniche del paziente e alle specificità della sua patologia, può valutare con lui l’eventuale inserimento su base volontaria in protocolli di Ricerca clinica.
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